[quote="raf":op5394r5]
A me sembra ci sia aria di pacificazione.
Peace and love giovani.[/quote:op5394r5]
A me, invece, sembra sia successa una cosa di questo genere.
Da "[b:op5394r5]Sono inquieto per questo Giappone. Dialogo con Akira Mizubayashi[/b:op5394r5]"
M. R. : Quindi il Giappone sarebbe una comunità esclusiva, ripiegata su se stessa e chiusa al mondo esterno… Lei ha spesso affermato e scritto che da questa chiusura discendono i tratti più tipici di tutta la cultura giapponese: l’assenza di dibattito intellettuale; la fragilità di qualsiasi ideale trascendente; l’instanteismo, ovvero il privilegiare il qui e ora in ogni situazione…
A. M. : In una comunità così chiusa, il potere della tacita intesa – reale o supposta – è tale che nulla può favorire l’apertura e lo sviluppo di una cultura deliberativa. Un gesto appena abbozzato dell’uno suscita il sorriso dell’altro. Questo è l’ideale non verbale della comunicazione. Nessun dibattito; nessuno scambio di idee capace di singolarizzare la posizione dell’uno o dell’altro in rapporto alla dinamica consensuale di cui bisogna saper leggere gli indizi silenziosi. Quel che conta è l’assenza di dissenso, la coesione del gruppo, l’armonia, la pace. Une delle gravi conseguenze di questa tendenza alla concordia come valore supremo della comunità, è che le opinioni minoritarie fanno fatica a manifestarsi contro il conformismo dilagante. I giapponesi non si fidano delle opinioni minoritarie apertamente affermate che distruggono l’intesa tacita e consensuale. Fanno in modo che siano dolcemente soffocate fin dall’inizio, a tutto vantaggio della pretesa armonia della collettività.
M. R. : Quindi in Giappone non ci sono delle vere minoranze…
A. M. : Due strade ugualmente pericolose e piene di difficoltà si offrono a colui che, in un gruppo, osando affermare un’opinione diversa, si oppone alla tendenza della maggioranza. Prima possibilità: la comunità lo persuade dell’errore, lo spinge a cambiare idea, lo obbliga a ritornare sui suoi passi e a condividere l’opinione della maggioranza. Seconda possibilità: se l’individuo ribelle si ostina a mantenersi all’opposizione, lo si «bandisce dal villaggio». È una pura e semplice esclusione che permette di salvare, almeno in apparenza, la sacra coesione del gruppo.
http://www.leparoleelecose.it/?p=13553Ognuno ne tragga qualche spunto di riflessione, al di là di chi poteva avere ragione o torto.