
Un primo turno dal risultato scritto, ma non malvagio da gustare, se non altro per gli ultimi avvenimenti: di San Antonio contro Memphis bisogna solo vedere quante partite ci metteranno gli Spurs a passare a faccende più serie (tipo gli Oklahoma City Thunder), ma c'è da scommettere che i Grizzlies venderanno cara la pelle per vincere almeno la loro prima partita di playoff nella storia della franchigia. E se poi, senza Ginobili, si arriva sul 2-2...
(1) SAN ANTONIO SPURS (61-21)
Le Regular Season degli Spurs è stata di quelle vintage nel record finale, ma totalmente nuova per quanto si è visto in campo: dopo anni di 'four down' e gioco controllato, Popovich e Duncan hanno affidato definitivamente le chiavi dell'attacco nero-argento nelle mani di Tony Parker e Manu Ginobili, con il conseguente punteggio sopra i 100 punti (103.7 di media) e difesa meno asfissiante rispetto al passato (98 di media, un'enormità con Popovich). Ed i risultati sono dalla parte di questi “nuovi” Spurs: 61 vittorie non arrivavano dal 2005-2006 (furono 63), ed è la terza volta nella Duncan-era che San Antonio va oltre le 60W. Oltre ai soliti noti, grandi protagonisti della cavalcata degli Spurs sono stati mestieranti di dubbia provenienza quali Matt Bonner, Gary Neal, George Hill e DeJuan Blair, che portano ogni santa sera il loro mattoncino per la causa in maniera egregia, e nel rendimento di questi giocatori sta il segreto di un coaching staff tra i migliori della NBA. L'altra grande notizia della stagione è Richard Jefferson: dopo un anno di apprendistato in cui ha giocato onestamente male, l'ex Nets si è calato alla grande nel nuovo ruolo di 'giocatore di sistema', giocando per la squadra ed imparando ad aspettare il proprio turno in attacco.
Ora bisognerà vedere se questa idea di squadra 'offensive oriented' otterrà gli stessi risultati di quelli vecchia 'defensive oriented': il primo turno contro i Grizzlies sarà già una buon banco di prova contro una squadra solida, molto più difficile sarà nell'eventuale secondo turno contro i terribili Thunder. Sulle speranze di titolo degli speroni gioca poi un ruolo fondamentale l'infortunio di Manu Ginobili, che nell'ultima partita di stagione si è procurato una distorsione al gomito destro: la sua presenza in gara-1 è in dubbio, e bisognerà vedere in che condizioni rientrerà dopo un infortunio così fastidioso per un giocatore di 33 anni (come passa il tempo, purtroppo...).
(8) MEMPHIS GRIZZLIES (46 – 36)
I Memphis Grizzlies sono arrivati alla post-season con pieno merito, battendo la concorrenza di Phoenix e Houston con largo vantaggio sulle inseguitrici. La cosa interessante di questa corsa ai playoff è che i Grizzlies l'hanno completata senza il loro giocatore più importante Rudy Gay, infortunatosi a Febbraio alla spalla sinistra e out fino all'anno prossimo. Nonostante questa grossa perdita, i Grizzlies si sono affidati alla loro coppia di lunghi, che per quanto mi riguarda è tra le migliori e più sottovalutate della NBA: Zach Randolph e Marc Gasol. Il primo ha giocato una Regular Season da All Star (20.1 ppg, 12.2 rimbalzi di cui 4.3 offensivi, con il 50% dal campo in 36 minuti) , senza venir convocato alla partita delle stelle (e la cosa rode ancora dalle parte di Memphis...); il secondo è uno dei giocatori che più mi ammorba nella NBA, e per intelligenza cestistica e proprietà di passaggio concorrerebbe per il titolo di centro più tecnico della Lega, se solo non ci fosse il genio della pallacanestro che gioca con i Lakers, che sfortunatamente è anche suo fratello... Il resto del quintetto è formato dall'ottimo Mike Conley, dal decisivo Tony Allen e dal fisico Sam Young, mentre dalla panchina si alzano la testa matta di O.J.Mayo e l'intelligenza rivoltante di Shane Battier, che resta il più sottovalutato difensore della NBA. Certo, il reparto lunghi appare un po' sfornito, con Haddadi, Dorrell Arthur (che comunque fa registrare 9.1 ppg in 20' di media) ed il mio amatissimo Leon Powe a dare il cambio ai due di cui sopra, ma comunque questi Grizzlies si fanno apprezzare per gioco e potenzialità difensive, specie sul perimetro.
Parliamo di tattica: si affrontano due squadre quasi opposte in quanto a conduzione dell'attacco, visto che gli Spurs sono una squadra che gestisce più dal perimetro con le penetrazioni di Parker e le improvvisazioni ragionate di Ginobili, mentre i Grizzlies cercano insistentemente di dare palla dentro a Randolph e Gasol per l'uno contro uno, coinvolgendo spesso i due lunghi per dei pregevoli giochi di alto-basso. In particolare, il catalano-bis è il playmaker occulto della squadra, visto che spesso l'azione viene fatta passare dalle sue mani in post alto, liberando lo spazio nei pressi del canestro per Randolph e Sam Young (quando marcato da giocatori più bassi). Molto spesso quindi il giocatore su Gasol verrà costretto a giocare lontano dal ferro, e chi si occuperà di Randolph (probabilmente Duncan nei momenti caldi) avrà molta pressione sulle proprie spalle per marcare il miglior giocatore degli avversari.
Il grosso problema dei Grizzlies è che mancano di pericolosità perimetrale: Conley è sempre riluttante quando c'è da prendersi il tiro dall'arco e tira con il 36%, Tony Allen è un penetratore, Young idem, e gli unici che hanno range di tiro sono Battier, che però può tirare solo in situazioni di spot-up, e O.J.Mayo, che però in stagione ha tirato con un pessimo 40% nei 26 minuti in cui è stato schierato. In particolare la situazione dell'ex compagno di Daniel Hackett è di difficile definizione: non ha preso bene il ruolo di sesto uomo e la dirigenza ha cercato ripetutamente di scambiarlo, facendo andare abbastanza a sud l'impegno del ragazzo, che però ho visto alzarsi per incitare i compagni in un secondo quarto di un Memphis-Clippers qualsiasi, salvo poi presentarsi in campo con un atteggiamento ben oltre la definizione di irritante... mah!
Con questo grosso limite, gli Spurs non dovrebbero avere difficoltà a controllare la serie, riempiendo l'area per contrastare Randolph, ma dovranno comunque fare molta attenzione a gara-3 e 4: in casa i Grizzlies hanno conquistato ben 30 delle loro 46 vittorie stagionali, e la voglia di vincere la prima partita di playoff della storia sarà un fattore importante nelle due partite in Tennessee.
Rotazioni: Parker su Conley ha un vantaggio netto per esperienza e qualità complessiva, anche se il play di Memphis ha mani veloci (1.78 steal di media) per dare fastidio; Allen ha forza di gambe e capacità per stare dietro a Ginobili, specialmente se quest'ultimo non sarà in condizioni perfette, ma se l'argentino fa l'argentino anche lui dovrà capitolare; Battier può annullare Jefferson, mentre farà più fatica Young per l'inesperienza che si porta appresso; Randolph e Duncan è il duello della serie, sempre che Popovich non voglia proteggere il proprio giocatore più rappresentativo mandando sulle piste di Zibo Jefferson o McDyess; Gasol contro Blair è rischioso per la differenza di centimetri tra i due, e sarà anch'esso molto interessante per gli equilibri della serie.
La differenza vera potrebbero farla le due panchine: quella degli Spurs solitamente da un grosso contributo, specie con Hill, Neal e Bonner; da quella dei Grizzlies invece si alzano solo Battier e Mayo, mentre nei lunghi sono piuttosto corti.
Parker (Hill) – Conley (Vazquez)
Ginobili (Neal) – Allen (Mayo)
Jefferson (Novak) – Young (Battier)
Duncan (McDyess) – Randolph (Arthur, Powe)
Blair (Bonner, Splitter) – Gasol (Haddadi)
Chiave della serie: se si fermano i lunghi sostanzialmente si fermano i Grizzlies, su questo assioma gli Spurs contano per passare il turno centellinando lo sforzo, specialmente di Ginobili.


