Re: Politica e Attualità
Inviato: 24/12/2010, 16:35
la legge gelmini non è ne buona, ne cattiva...nel senso che cambia relativamente poco.
Il vero grande colpevole è la 133. Ovvero quella che taglia in maniera orizzontale gli investimenti pubblici. Sia chiaro una riforma ci vuole, ma questa riforma (comunque scritta coi piedi, tant'è vero che già hanno annunciato una valanga di emendamenti nel mille proroghe per ovviare alle mille storture e contraddizioni).
Il problema attuale degli atenei è che per il budget annuale (ffo) tutti spendono fra il 96 e il 110% per gli stipendi del personale (questo grazie al taglio selvaggio della 133 che ripeto è finanziario e non organico ad una riforma, prima hanno tagliato poi dopo 2 anni parlano di riforma) inducendo una guerra fra poveri fra gli atenei italiani per avere minori tagli su valutazioni che poco hanno che fare col merito (unico indice sulla didattica valuta il numero di studenti che passa un tot di esami al secondo anno, favorendo di fatto gli atenei meno severi), in oltre hanno aperto alla privatizzazione degli atenei (in pratica procedimento simile a quello dei medici dove il vero buisnes sarà aprire corsi di laurea privati in atenei pubblici con costi di infrastruttura a carico dei contribuenti e corsi esorbitanti della didattica nelle tasche dei privati).
Il vero problema dell'università italiana è che ci sono troppi atenei, in nessuna nazione al mando è possibile avere 80 atenei in un paese di 60 milioni di persone, e quel che è più grave e che la maggior parte di essi ha troppe facoltà; andando ha fornire livelli di didattica gravemente insufficienti, non a caso le università italiane sono fra gli ultimi posti nella classifica ocse. Ora invece di creare un piano mirato sul merito con la chiusura di diversi atenei e la scelta strategica di poli di eccellenza sulla formazione di precisi piani di ricerca e studio (così come avviene in quasi tutto il mondo con atenei che si specializzano raggiungendo livelli di eccellenza mondiale per determinati ambiti di studio, magari de localizzate con lungimiranza nello stivale permettendo ricerche avanzate in termini di budget e riunendo i migliori specialisti italiani per settore) si è scelto di tagliare in maniera non accurata con criteri contabili e non di merito.
Per concludere con questa riforma ci troveremo con il 4° ordinamento in 5 anni, con minore qualità didattica e senza un piano concreto di sviluppo degli atenei. Anche perchè tutta la riforma è fatta per cambiare tutto senza cambiare niente e gli unici cambiamenti che si vedranno saranno frutto dei tagli indiscriminati che farà chiudere corsi di laurea senza guardare nel merito; per esempio hanno chiuso la mia magistrale non ostante fosse la sola in italia e contasse un ottimo numero di iscritti in costante aumento essendo inoltre di interesse nazionale nella patria della Food-valley italiana solo per mancanza del numero legale di docenti impossibilitato a crescere per il blocco delle assunzioni. Questo per dire che i tagli non colpiscono gli sprechi ma vanno a colpire tutti fregandosene delle eccellenze.
Ultima cosa, per chi dice che siamo in un momento di crisi e tutti dobbiamo fare sacrifici.... è vero, ma un paese che taglia sull'istruzione è un paese ceco, che si priva del futuro perchè solo nella ricerca e nella formazione delle future generazioni che si ha la possibilità di creare ricchezza. ORa noi abbiamo firmato un accordo per portare al 3% de pil l'istruzione, dopo i tagli siamo a - del1% ultimi fra i paesi ocse. Sono 30 anni che siamo fra gli ultimi posti per produzioni di brevetti....questa dovrebbe essere la prima priorità di un paese perchè se avessimo la stessa quantità di brevetti della svezia non saremmo in questa situazione. Quindi si ad una riforma organica (non certo questa schifezza) ma senza il taglio dei fondi...invece abbiamo perso il 30 % in 5 anni (siamo al terzo) basta pensare che i professori esterni all'ateneo prima prendevano 800 Ero a credito ora invece devono fare lezione gratis. Per non parlare dei ricercatori e i rettori.
Il vero grande colpevole è la 133. Ovvero quella che taglia in maniera orizzontale gli investimenti pubblici. Sia chiaro una riforma ci vuole, ma questa riforma (comunque scritta coi piedi, tant'è vero che già hanno annunciato una valanga di emendamenti nel mille proroghe per ovviare alle mille storture e contraddizioni).
Il problema attuale degli atenei è che per il budget annuale (ffo) tutti spendono fra il 96 e il 110% per gli stipendi del personale (questo grazie al taglio selvaggio della 133 che ripeto è finanziario e non organico ad una riforma, prima hanno tagliato poi dopo 2 anni parlano di riforma) inducendo una guerra fra poveri fra gli atenei italiani per avere minori tagli su valutazioni che poco hanno che fare col merito (unico indice sulla didattica valuta il numero di studenti che passa un tot di esami al secondo anno, favorendo di fatto gli atenei meno severi), in oltre hanno aperto alla privatizzazione degli atenei (in pratica procedimento simile a quello dei medici dove il vero buisnes sarà aprire corsi di laurea privati in atenei pubblici con costi di infrastruttura a carico dei contribuenti e corsi esorbitanti della didattica nelle tasche dei privati).
Il vero problema dell'università italiana è che ci sono troppi atenei, in nessuna nazione al mando è possibile avere 80 atenei in un paese di 60 milioni di persone, e quel che è più grave e che la maggior parte di essi ha troppe facoltà; andando ha fornire livelli di didattica gravemente insufficienti, non a caso le università italiane sono fra gli ultimi posti nella classifica ocse. Ora invece di creare un piano mirato sul merito con la chiusura di diversi atenei e la scelta strategica di poli di eccellenza sulla formazione di precisi piani di ricerca e studio (così come avviene in quasi tutto il mondo con atenei che si specializzano raggiungendo livelli di eccellenza mondiale per determinati ambiti di studio, magari de localizzate con lungimiranza nello stivale permettendo ricerche avanzate in termini di budget e riunendo i migliori specialisti italiani per settore) si è scelto di tagliare in maniera non accurata con criteri contabili e non di merito.
Per concludere con questa riforma ci troveremo con il 4° ordinamento in 5 anni, con minore qualità didattica e senza un piano concreto di sviluppo degli atenei. Anche perchè tutta la riforma è fatta per cambiare tutto senza cambiare niente e gli unici cambiamenti che si vedranno saranno frutto dei tagli indiscriminati che farà chiudere corsi di laurea senza guardare nel merito; per esempio hanno chiuso la mia magistrale non ostante fosse la sola in italia e contasse un ottimo numero di iscritti in costante aumento essendo inoltre di interesse nazionale nella patria della Food-valley italiana solo per mancanza del numero legale di docenti impossibilitato a crescere per il blocco delle assunzioni. Questo per dire che i tagli non colpiscono gli sprechi ma vanno a colpire tutti fregandosene delle eccellenze.
Ultima cosa, per chi dice che siamo in un momento di crisi e tutti dobbiamo fare sacrifici.... è vero, ma un paese che taglia sull'istruzione è un paese ceco, che si priva del futuro perchè solo nella ricerca e nella formazione delle future generazioni che si ha la possibilità di creare ricchezza. ORa noi abbiamo firmato un accordo per portare al 3% de pil l'istruzione, dopo i tagli siamo a - del1% ultimi fra i paesi ocse. Sono 30 anni che siamo fra gli ultimi posti per produzioni di brevetti....questa dovrebbe essere la prima priorità di un paese perchè se avessimo la stessa quantità di brevetti della svezia non saremmo in questa situazione. Quindi si ad una riforma organica (non certo questa schifezza) ma senza il taglio dei fondi...invece abbiamo perso il 30 % in 5 anni (siamo al terzo) basta pensare che i professori esterni all'ateneo prima prendevano 800 Ero a credito ora invece devono fare lezione gratis. Per non parlare dei ricercatori e i rettori.
