Leggo oggi che è deceduto a Johannesburg il corridore Ryan Cox, 28 anni della Barloworld 2 volte campione sudafricano, in seguito a complicazioni ad un'operazione all'arteria iliaca femorale eseguita a Lione dal Professor Chevalier.
Provando scarsa forza e dolore ad una gamba, a Cox era stato consigliato di rivolgersi a questo "luminare" che in vent'anni aveva operato per la stessa patologia circa ciclisti.
Ovviamente nell'ambiente del ciclismo professionistico si dice che è normale che con tutte quelle ore in sella e tutti quegli sforzi l'arteria della gamba possa avere problemi, per carità, solo che omettono il fatto che il boom di questo problema è avvenuto a partire dagli anni 90 (prima c'erano stati solo pochissimi casi) e cioè quando ha fatto la sua comparsa la famigerata EPO.
Gli ambienti scientifici spiegano che semplicemente le arterie non ce la fanno a trasportare sangue con una densità di globuli rossi enormemente superiore al normale, e cedono, ricordiamo che rispetto ad un tasso di ematocrito normale di 42, 44, ai tempi d'oro dell'EPO c'era gente che andava in giro con un bel 58-60 tipo Rjis, a rischio della vita.
Dato che l'operazione sembrava riuscita, si ipotizza che il ciclista abbia nascosto ai medici una terapia di anticoagulanti atta a diminuire la densità del sangue e che questo gli sia stato fatale.
