Messaggioda Zoso » 01/11/2008, 4:08
MAMMA MIA che partita ANDREA!!!!!!!!!!!!!!!!!
30 min (giocando soprattutto nei momenti decisivi al posto di O'Neal, un segnale di fiducia importante da parte di Mitchell), 19 punti (8/10 da 2, 1/2 da 3, 2/2 t.l.), 5 rimbalzi e 3 stoppate. M, a parte le cifre (cmq decisamente significative), aggressivo come mai l'avevo visto e spesso nel vivo del gioco..fantastico.
Grandissimo Bosh: nonostante abbia sbagliato dei liberi che sarebbero potuti essere determinati ai fini del risultato, ha gestito molto bene gli ultimi 3 possessi consegutivi dei tempi regolamentari, dimostrando di essere molto maturato dopo l'esperienza olimpica. Anche il caro Sam sembra essere meno ottuso e più flessibile. L'unica cosa certa è che Toronto è sicuramente una squadra più quadrata e compatta dello scorso anno.
P.S. Posto un'intervista fatta ad Andrea prima della partita con Golden State: un Bargnani più spigliato ed interessante del solito...notte ragazzi!
TORINO, 31 ottobre - E’ IL primo derby italiano di stagione NBA. Andrea Bargnani, lei che al 3° anno è il veterano azzurro d’America, come si sente nell’affrontare a mezzanotte (diretta Sky) Belinelli e i Warriors?
«E’ bello rivedere Marco, ci siamo pure riuniti alla sera per la cena dello sponsor Nike. Spero che giochi, a differenza del debutto. Io mi sento benone. Ma soprattutto conto di dare molto di più. Contro Philadelphia ho fatto schifo».
Eppure i cronisti l’hanno applaudita per il rendimento in campo: difesa tosta, 5 rimbalzi, 2 stoppate.
«Vero, ma non segnare nemmeno un punto mi sarà successo due volte nella vita e non è affatto divertente».
Da inizio preparazione si sentono giudizi lusinghieri nei suoi confronti. Per l’atteggiamento, i miglioramenti tecnici e i 5 chili di muscoli. E’ scattato qualcosa anche nella testa?
«I segnali importanti dipendo dal lavoro svolto, ma anche dalla serenità interiore. E poi la squadra è molto forte, penso che Toronto possa avere un cammino lungo in questa stagione».
L’aiuterà avere un play titolare europeo con Calderon. E magari è un aiuto pure l’arrivo da Indiana di un veterano All Star come Jermaine O’Neal.
«Con Calderon non ci si può non trovare bene. Anche Ukic e Solomon sono bravi, comunque. Da Jermaine devo solo imparare, lo seguo di continuo. E’ un esempio. Certo, per un giocatore forse è meglio essere titolare e senza troppi rivali. Ma devo ancora apprendere e poi ci sono poche squadre con un gruppo di lunghi così forti».
Lei ha detto che se volesse accontentarsi di 20’-25’ e 10 punti non avrebbe bisogno di lavorare troppo. Ma vuole diventare uno forte davvero nella NBA. Per questo, su richiesta dei Raptors, ha rinunciato alla Nazionale d’estate.
«Intendiamoci, non ho passato il periodo in ferie, mi sono fatto un mazzo enorme. Per me era la scelta giusta. Non saprei giudicare, da fuori. Ho avuto pure due interventi: respiravo male, mi stancavo di più e mi ammalavo. Ora è tutto a posto. Non ho rinunciato a cuor leggero all’Italia. Ci tengo».
Da noi si è letto pure che a Toronto durante la pre-stagione le hanno impedito di tirare da tre. Qual è stato il momento decisivo in estate per avere il “nuovo” Mago?
«Figuriamoci se mi impediscono qualcosa! Mi chiedono di selezionare bene le conclusioni, completare il mio gioco. Ma io ho sempre tirato da tre e non ci rinuncio, se ho spazio.
Per quanto riguarda l’estate, è stato utile il lavoro individuale e fisico con Tim Grgurich. Ma cruciale è stato il periodo a Treviso con Cuzzolin. Un grande preparatore e un amico vero».
Per lei è la stagione decisiva. Ottenuto il 4° anno di contratto, ora aspettare l’offerta per il contrattone a lungo termine. Da 8 milioni l’anno.
«Lo si dice da 5-6 stagioni, a ogni inizio. I Raptors hanno due anni per propormi il nuovo accordo. Io so che devo migliorare ».
Ora siete in tre: si sente anche con Danilo Gallinari?
«Certo, spesso. Mi ha detto che sta meglio. E sono contento abbia giocato qualche minuto ieri per fare vedere che c’è. Era importante. Poi so bene - per esperienza - che col dolore alla schiena è difficile convivere. Non puoi giocare».
Per Toronto, l’obiettivo sono i playoff. Quali rivali sono migliorate, a parte Boston?
«Quasi tutte: oltre alle solite Cleveland e Detroit, ha molto talento Atlanta. E mi piace tanto Philadelphia, anche se ha perso netto (84-95) con noi al debutto».
Suoi obiettivi personali? In passato ha avuto spazio intermittente che non dà ritmo, né fiducia.
«Gioco a basket perché mi diverto e sono contento se sto in campo e contribuisco. Stare in campo 15’ non è così appagante, anche se si vince. Sarei ipocrita. Preferirei 30’ per vincere con la squadra. E non sento più fiducia intorno a me. Può capitare un minutaggio alterno. Ma sono pronto a conquistarmi spazio e ruolo».
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