
Iniziamo dalla squadra con il miglior record (66-16) della stagione regolare: i Boston Celtics hanno largamente dominato la costa est degli Stati Uniti per sei mesi, facendosi subito ricredere i critici di inizio anno, che non vedevano possibile la coesistenza del nuovo "Big Three". Campionato di vertice sin dall'inizio, e senza mai voltarsi indietro: impressionante la capacità del coaching staff nel creare un sistema difensivo da titolo nel giro di 8 mesi, avendo inoltre iniziato la stagione lontano da Boston con il training camp di Roma. Merito di tutto questo va a Tom Thibodeau, regista oscuro della squadra, che ha portato le tavole della legge con concetti difensivi di Jeff Van Gundy a Mosè Garnett, che a sua volta si è adoperato per convertire un popolo di gandhiani della difesa (Allen, House, Davis, Cassell) in una macchina oliata e stritolatrice. Anche i restanti due quinti del quintetto (Rondo-Perkins), che nei piani degli avversari avrebbero dovuto rivestire il ruolo di "punto della squadra da attaccare", si sono dimostrati delle eccellenti seconde linee, perfettamente funzionali al sistema di gioco e autori di partite preziose per punti, rimbalzi, intensità e difesa. Inoltre, se per caso i due titolari non funzionassero bene, dalla panca possono alzarsi Cassell, Big Baby, PJ Brown e Powe, a meno che Doc Rivers non voglia passare al quintetto con Posey da 4 e Garnett da 5. Insomma, molti quintetti con i quali affrontare le squadre avversarie: in particolare, la scelta del playmaker per i momenti caldi delle partite credo che dipenderà dall'avversario di fronte. Se il playmaker avversario è molto pericoloso palla in mano (diciamo un Billups), il prescelto sarà Rajon Rondo, se invece si può concedere un po' di più (es. Jameer Nelson), si ricorrerà all'esperienza di Sam I Am, al massimo coadiuvato dalla piovra con il numero 5, che dietro chiude le magagne di tutti. La squadra è completa in ogni reparto, la solidità mentale c’è, le motivazioni sono tantissime. Se c’è una squadra favorita al titolo, sono i biancoverdi di Boston.
Gli Atlanta Hawks hanno acciuffato meritatamente l’ultimo treno per i playoff nell’ultima settimana di regular season e possono già ampiamente dirsi soddisfatti della stagione 2007/2008. L’aggiunta di Al Horford, la crescita di Josh Smith, la leadership di Joe Johnson e l’acquisizione di Mike Bibby in cabina di regia sono stati i passi decisivi per il raggiungimento di un obiettivo importante per la franchigia, che dopo tanti (troppi) anni passati ad ammucchiare giovani di belle speranze e ottime scelte al draft buttate via, può guardare con ottimismo al futuro. Le prospettive per questa serie sono di un qualcosa molto vicino ad un bel cappotto, ma anche se arrivasse, non credo che farebbe molta differenza nella città della Coca-Cola.
Ora, per concludere bene la stagione in casa Hawks, non resta che fare una cosa: correre. Giocare a metà campo contro i Celtics non lascerebbe la serie aperta nemmeno fino all’intervallo di gara-1, perciò bisogna puntare sull’atletismo e sull’incoscienza dei giovani falchi. Resta un’impresa disperata, visto che gli accoppiamenti vedranno opporsi Rondo/Cassell-Bibby, Allen-Joe Johnson, Pierce-Smith, Garnett-Marvin William/Horford (si salvi chi può), Perkins-Horford. Si prospetta un massacro sotto canestro, dove il super rookie Horford avrà il suo bel da fare per strappare un rimbalzo ai lunghi celtici. Ma se ci riuscisse, affidarsi al contropiede fulmineo di Josh Smith, Joe Johnson e Josh Childress potrebbe essere l’unica arma per portare a casa almeno una partita (sul 3-0, ovviamente…).
Pronostico: 4-0, se si vuole essere buoni 4-1.















