Dark Knight ha scritto:Da "insider" Zanardi nel mondo disabilità non è che sia amatissimo... Certo campione, cuore e storia, però l'immagine di sport che da Zanardi è un pò diversa da quello dello sport-disabili in genere. E' un signore e si permette cose che per molti altri son solo sogni e poi viene trattato come uno che fa gli stessi sacrifici degli altri...
Raccontandovi un pò del basket, siamo arrivati decimi, in un'avventura tragica per il nostro movimento, vincendo solo una partita, con il Sud Africa ultimo classificato. Questa squadra, quasi tutti i giocatori sono il gruppo che ha vinto, dal 2000, 3 campionati europei. Era per il gruppo storico l'ultima corsa alle paralimpiadi ed erano partiti con tanti sogni, sogni di tutt'altro tipo.
Per chi si sta appassionando consiglio di guardare il Canada, il numero 12 è il Jordan del basket in carrozzina, forse qualcosa in più. Mi pare che nelle prime quattro partite fosse a 31pt 13rb e 12ast di media...
Premetto che seguo pochissimo il mondo dei disabili, giusto nelle competizioni internazionali, posso però comprendere il leggero disappunto di alcuni degli atleti.
Per come vivo io la disabilità da esterno, la vedo più, oltre che ha un fatto fisico di cordinazione etc, come un fatto mentale e di interazione con l'ambiente che ci circonda, e da questo punto vista capisco che Alex possa essere visto quasi come un "privilegiato". Tuttavia la sua ferma volontà di continuare nell'attività sportiva dopo tutto quello che ha passato è lodevole e rimarchevole, così come lo è quella degli altri atleti che hanno attraversato situazione ben peggiori rispetto a Zanardi.
Pensare che l'incidente che lo ha letteralmente "diviso in due" non sia sufficiente per essere considerato al pari degli altri disabili fa sorridere, che doveva fare tagliarsi pure le braccia?
Mio padre ha conosciuto Zanardi tempo fa in una manifestazione sportiva in cui faceva il fotografo e la sensazione che avuto è che fosse un ragazzo d'oro, un grande uomo.
Io stesso ho visto un paio di interviste sul web, in particolare ricordo quella di Letterman, e la tranquillità con cui racconta, tra l'altro ottimo inglese pulito e scorrevole, la sua storia e il momento dell'incidente è disarmante, ti fa quasi sentire "in colpa" per il fatto di avere le gambe.
La serenità d'animo raggiunta da Alex è incredibile, per avere la sua "quietà grandezza" molto persone farebbero carte false.
Detto questo giù il cappello di fronte ad un grande campione.