Mia opinione sui motivi del fallimento:
1) LA TESTA. Per me la squadra c'era e così anche il gioco. Un conto però è esprimerlo in amichevole (anche con squadre forti, dove però hai voglia di far vedere a che punto sei e non hai nulla da perdere), altro è nel contesto, anche emotivo, di un europeo. Non abbiamo esperienza della tensione a questi livelli, soprattutto per una squadra con tutte queste aspettative esterne. Cioè se in amichevole abbiamo giocato (ad es. con la Grecia) a mente libera e dunque al 110% delle possibilità, il clima della manifestazione, il dentro-fuori già dalla seconda partita, le aspettative hanno fatto sì che la squadra giocasse al 30-40% delle possibilità.
2) IL GIOCO. Il gioco di Pian. è difficile, in nazionale hai poco tempo. Il problema non è che la squadra non avesse gioco, ma che è un tipo di gioco che deve essere assimilato nel tempo. Recalcati vinse in tre anni, come ho già detto, Messina niente fino al quinto... e proprio Messina dovrebbe essere il parallelo con Pianigiani. Se si vuole un gioco del genere (e non easy ...) bisogna avere la pazienza di aspettare che si costruisca. In club ci metti un anno? In nazionale quattro.
3) IL CLIMA EUROPEO. Botte, metro arbitrale, aree intasate, zonacce difficili: qui ci vuole l'esperienza di eurolega, altrimenti specie dei ragazzini giovani vengon sbranati... ed è proprio l'esperienza di EL che ai nostri non NBA manca.
4) l'ATIPICITA'. L'idea era suggestiva e affascinante, ma il quintetto piccolo (come in tutte le partite di basket....) funziona per dieci-quindici minuti a partita. Magari è spettacolare, lo usi nei momenti decisivi o ti fa il break, ma solo per un tempo limitato. Non puoi giocare "atipico" tutta la partita.
5) (collegato) IL PLAYMAKER. Io non dico che non abbiamo PG, io dico che l'abbiamo ma acerbo; il problema era che bisognava farla maturare. Chi? Hackett per me era soluzione "atipica" (appunto) da minuti del break, ma bisognava prendere un play e insistere su di lui dall'inizio della preparazione. Ne abbiamo ruotati 4 per scegliere il quinto, Hackett (o il sesto, Mordente). Così
a) il play non cresce
b) si disabitua ad essere titolare (come se i ns play non fossero già abb disabituati
c) la squadra non ha avuto il riferimento principale di costruttore di gioco fino alla prima partita.
Chi doveva essere? Per me Cinciarini, ma guardate mi andavano bene anche Vitali

o Poeta, forse non Maestranzi; io avrei preso Cincia e gli avrei detto: tu sei il play titolare (per fisico, talento, buona annata trascorsa) e insistere su di lui tutte le amichevoli. Secondo me ne avrebbe giovato anche la squadra.
6) poca responsabilizzazione dei non NBA. A forza di ripetere che dovevano fare la differenza i tre, gli altri sembrava avessero paura a prendersi dei tiri. L'unico che è uscito da questo è stato Hackett, ma lo stesso Mordente si è preso il primo tiro da 3 improtante alla terza partita .... A forza di dire che la nostra panchina faceva schifo, l'ha fatta davvero. Inotlre eravamo prevedibili. Va bene servire Bargnani, ma alla Francia è bastato raddoppiare lui che prima o poi la palla la recuperavano.
Cioè se DICI SEMPRE che sono solo i tre NBA a fare la differenza E' CHIARO che nei momenti difficili e/o di poca lucidità TENDI a essere prevedibile, ad appoggiarti solo ed esclusivamente su di loro. Per gli avversari diventa anche troppo facile...
7) Collegato al punto 4: MANCINELLI E L'ALA GRANDE. Da ala atipica andava bene in alcuni momenti, da sesto uomo entrante. Ma non sempre, alla fine abbiamo subito in difesa e sbagliato (molto) anche in attacco. Certo, l'ala grande era un problema: Gigli infortunato, Ress e Michelori hanno detto di no; Bargnani secondo me giusto usarlo come centro, se non altro perché è il suo ruolo a Toronto. Melli con fascite plantare... ma non c'era proprio nessuno a farsi 15 minuti da PF, anche solo di "appoggio"? Polonara? Amoroso? Tonolli? Viggiano? Galanda

? Walter Magnifico

?
In conclusione:
Cinciarini, Belinelli, Gallinari, diciamo Amoroso

e Bargnani.
dalla panchina Hackett a sostituire 1 e/o 2, Mancinelli a sostituire 3 o il 4, creando in quest'ultimo caso, da subentrante, il quintetto atipico (quello su cui punti forte nei momenti di break, ma non sempre o fin dall'inizio); Cusin a dare minuti a Bargnani.
Col quintetto di partenza gioco più classico/controllato e molto indirizzato su Bargnani (con il 4 a fare blocchi su blocchi per lui); con quello atipico, gioco appunto atipico dove sostanzialmente tutti possono segnare, maggiore imprevedibilità, responsabilizz. di Hackett e Mancinelli.
In conclusione: considerazioni "facili" adesso che è finita, ma non dispererei: qualcosa c'è e Pianigiani è bravo e in grado di saltarci fuori (ps.: era anche lui alla prima esperienza nazionale di una competiz. importante).