
A.A.A. Avversario per Orlando cercasi: le prime due serie hanno visto i Magic sweeppare gli avversari con una facilità irrisoria (101 punti di scarto rifilati agli Hawks), giocando un basket ai massimi livelli NBA per pulizia tecnica ed esecuzione sui due lati del campo. Ci sarebbe da obiettare che gli avversari, Charlotte ed Atlanta nell'ordine, non sono stati proprio all'altezza della situazione, ma molto del merito va ad una squadra che quando è in serata è un enigma irrisolvibile per chiunque.
Ci eravamo lasciati con un unico dubbio riguardante Orlando: l'efficacia di Vince Carter nel guidare i suoi. Beh, alla fine è arrivato anche lui: nella serie contro Atlanta per tre volte su quattro è andato sopra venti punti con buone percentuali, innalzando quasi tutte le categorie statistiche rispetto al primo turno. Bene anche le altre star della squadra, con Nelson che ha frenato un po' rispetto allo spettacolare primo turno contro Charlotte ma che ha dato più assist (6 contro 4.5), con Lewis che ha ricominciato a mettere i tiri da tre per cui viene pagato così tanto e con Howard che ha limitato i problemi con i falli tornando alle sue solite medie, arrivando nel contempo a 31 stoppate nella post season (!).
Ma la pericolosità di questi Magic non sta in uno o l'altro dei suoi giocatori, ma nella distribuzione chirurgica di tiri che non permette di fare delle scelte alla difesa: la batteria di tiratori sull'arco, l'avere Howard in mezzo all'area, la capacità di giocare il pick'n'roll con ognuno degli interpreti fa del sistema di Van Gundy una macchina schiacciasassi nel momento in cui le percentuali non li affossano, ed il fatto che abbiano fatto 8-0 tirando il 38% da tre non fa ben sperare le altre squadre in corsa per il titolo.
Finora per loro è andato tutto (troppo?) bene, ma i giorni di riposo da cui arrivano potrebbero essere la solita arma a doppio taglio: da una parte permette di studiare con calma gli avversari, dall'altra fa perdere il ritmo partita contro avversari già lanciati. Domenica sera scopriremo quale delle due facce avrà colpito Orlando, che indipendentemente da questo sembra però più forte rispetto all'anno passato: non è che ci scappa l'anello NBA?

Presentazione prima serie ha scritto:Insomma, i Celtics hanno molti problemi e sembra che questo sia l'ultimo ballo per questo gruppo di giocatori, ma c'è qualcuno che si sente davvero sicuro di scommettere contro questi veterani dei parquet NBA? Contro la mistica biancoverde al Garden? Contro la storia? Poi può anche succedere che perdano subito, ma sarà meglio pensarci due volte.
I Boston Celtics sono l'emblema di come il basket della RS e quello dei playoff siano due sport totalmente diversi: dovevano essere l'agnello sacrificale sull'altare o di Wade o, al più tardi, di LeBron, ed invece anche quest'anno in finale di conference ci sono andati loro.
La vittoria contro i Cavs è stata totalmente inaspettata, forse anche da loro stessi, ma è da una singola decisione che è arrivato questo passaggio del turno: i big three di Boston hanno deciso di affidarsi alle 'geniali follie' di Rajon Rondo, gli hanno chiesto di dargli il contributo di freschezza e pazzia necessario per variare l'attacco a metà campo ed hanno raccolto i dividenti con una gara-4 da 29 punti, 18 rimbalzi e 13 assist.
Ma non di solo Rondo si vince, ed è su questo punto che Doc Rivers ha costruito il suo capolavoro: il mantra dell'ubuntu, del dover vincere tutti assieme giocando di squadra, dell'aiuto che ognuno doveva dare al compagno vicino sono state le armi decisive per sconfiggere una squadra da 61W in stagione, ritrovando una difesa ad altissimi livelli ed una coesione di spogliatoio fantastica. Si potrà controbattere che c'è molto dei problemi di Cleveland nella vittoria di Boston, ma sono d'accordo solo fino ad un certo punto: quando i Celtics giocano così, con questa chimica, questa mistica e questa difesa sono un osso duro per chiunque, fossero anche i Lakers.
Con Rondo a guidare l'attacco, non sono mancati comunque i contributi di Garnett, Allen e Pierce: il primo è tornato ad essere un fattore in post basso, scherzando Jamison e Shaq ogni volta che veniva chiamato al proscenio; 'He Got Game' è stato una sentenza da tre nella decisiva gara-5, in cui i Celtics hanno inflitto la peggior sconfitta della storia dei playoff ai Cavs; 'The Captain and the Truth' si è fatto sentire soprattutto in difesa su LeBron, trovando comunque il tempo di piazzare le solite triple di mistica pura al Garden.
Eccezionali anche le prestazioni di Tony Allen, specialmente in gara-6 quando ha costretto James a molte palle perse ed ha aiutato in attacco con alcune giocate sopra il ferro decisive, ed il solido aiuto sotto i tabelloni di Perkins, Davis e Wallace, specialmente in difesa. In particolare dell'ultimo si potrebbe anche dire che ha piazzato 17 punti in gara-2 con 7/8 dal campo e 13 in gara-6 con 4/8, ma risulterei fazioso nel ritenerlo decisivo per la vittoria finale e quindi non lo dico… (:8):).

Dopo due serie passate a dominare il diretto avversario, Rondo e Nelson finalmente trovano qualcuno di pari livello con cui poter competere: ciò non significa che questo matchup risulti equilibrato, in realtà nessuno dei due sembra un difensore tale da poter contenere l'altro, ma sicuramente si vedranno molti scontri in campo aperto tra i due e molte incursioni a centro area; se c'è un duello decisivo, questo è quello che potrebbe determinare le sorti della serie.
Un altro accoppiamento storicamente difficile per le due squadre è quello tra Rashard Lewis e Kevin Garnett: il primo risultò spesso decisivo l'anno scorso con le sue triple, mentre il secondo, se si confermerà ai livelli visti contro Cleveland, lo porterà a scuola di post basso ogni volta che potrà.
Sul perimetro belli gli scontri nei ruoli di 2 e 3: sulle piste di Allen e dei blocchi infernali di Boston verranno mandati Pietrus o Barnes, mentre a Carter verrà affidato Pierce, con probabile inversione delle marcature nell'altra metà campo. Chi prende un vantaggio qui potrebbe costringere l'avversario ad aggiustamenti difensivi letali nell'equilibrio della serie.
Solito gruppone di lunghi a disposizione di Rivers per contrastare Howard: Perkins, Wallace ed anche Garnett ruoteranno su di lui e lo manderanno spesso e volentieri in lunetta per fare i conti con le sue mani di pietra, ma non è da escludere che riescano anche a contenerne il primo passo in post basso e a costringerlo a layup forzati. E c'è sempre la possibilità di mandarlo fuori di testa con dei colpettini lontano dalla palla (sempre che li senta).
Questa serie sarà anche un ritorno particolare per Doc Rivers: il coach di Boston, che a fine anno potrebbe lasciare i Celtics, ha famiglia e vive ad Orlando, con cui ha anche iniziato la carriera in panchina vincendo il premio come miglior allenatore nel 2000. Una volta di più serviranno tutte le sue capacità di lavoro psicologico sui suoi giocatori, contro una Orlando che è allenata altrettanto bene da Van Gundy e sembra una corazzata sulla via dell'anello NBA.
Nelson (Williams) – Rondo
Carter (Redick) – R.Allen (T.Allen)
Barnes (Pietrus) – Pierce
Lewis (Anderson) – Garnett (Davis)
Howard (Gortat) – Perkins (Wallace)
Questa serie ha una favorita d'obbligo che ha una striscia di otto vittorie aperta, un sistema che gira al massimo regime ed una convinzione nei propri mezzi superiore rispetto ad un anno fa, ma i Celtics sguazzano nel sentirsi sottovalutati ed hanno già tirato un bruttissimo scherzo a Cleveland. Il cuore ed il gruppo dovranno essere una volta di più le armi decisive per Boston ed in particolar modo la difesa, con rotazioni furiose per contrastare i tiratori da fuori senza perdere di vista Howard. Un lavoro impossibile per le difese di Charlotte ed Atlanta, chissà che quella di Boston non ci riesca.