Messaggioda Jurking » 21/08/2009, 17:51
Intervengo in questa discussione perchè alla fine è quella che mi ha trascinato ad iscrivermi ed è quella che mi preme di più...
Come spesso accade, tutti quanti hanno detto qualcosa di giusto riguardo a cosa si potrebbe fare per uscire dalla crisi che il basket italiano sta vivendo da tempo. Mi soffermo quindi su alcuni aspetti da discutere.
_Questione Piazze. Il passatismo, per crescere nel futuro, non è mai una buona idea. Cantù, Varese, Milano, Bologna etc. etc. sono sì piazze che hanno dato praticamente tutto a questo sport, ma è anche vero che prima di dare tutto erano ai livelli di Avellino, Teramo e quelle di oggi. Non si diventa miniere d'oro di un movimento dall'oggi al domani, la differenza tra quelle piazze e quelle attuali, è che le prime erano valorizzate, le seconde no. Avellino e Teramo (due esempi, ma potenzialmente ogni altra città) possono dare al basket tanto quanto hanno dato le piazze storiche, se messe nella condizione di farlo, cosa che al momento non accade. La soluzione quindi non è invocare il passato a tutti i costi e sperare che magicamente le vecchie glorie si riaccendano, ma è provare a puntare su quei paesi e quelle città che al momento dimostrano di avere un certo entusiasmo. La chiave è proprio mantenere quell'entusiasmo ed evitare che si disperda, lo scopo della federazione dovrebbe essere questo...
_Vivai e Stranieri. La cosa mi tocca molto da vicino... Io gioco a calcio a 5 da parecchi anni, e sono entrato più volte in contatto con la realtà nazionale. L'Aosta Calcio a 5 sta dominando il panorama giovanile prendendo ragazzini dal Brasile e portandoli qui a fare solo ed esclusivamente calcetto tutto il giorno. Ci sono gli italiani di talento? Sì, ma non possono emergere perchè non possono allenarsi tutti i giorni se vogliono trovarsi un lavoro, studiare e tutto il resto. Quest'anno si è deciso di dare alle squadre di C1 come la mia l'obbligo di convocare almeno 3 juniores italiani su 12, e indovinate un po'? Uno era il portiere di riserva, che logicamente non entra mai, e gli altri due gli stavano vicino sabato dopo sabato in panchina. Da noi per fortuna non succede, i ragazzini giocano eccome, la nostra società è spesso elogiata per il lavoro sui giovani, ma altrove non è così. E se si sale in serie B, in A2 e poi in A, giocatori italiani se ne trovano pochi (in B), pochissimi (in A2), ZERO (in A). Il calcio a 5 sta morendo, esattamente come il basket. E questo è per far capire che introdurre obblighi numerici di italiani e giovani non serve a nulla se non ci sono programmazione e controllo dietro... Ma si sa, noi italiani nei controlli siamo sempre piuttosto fantasiosi...
_Lega A2. Servirebbe bloccare promozioni e retrocessioni per farla diventare una sorta di lega giovanile? No. Il basket non ha un bacino di utenza sufficiente per formare delle squadre competitive con ragazzi sotto i 23 anni. A calcio possono giocare a tutti, ma nella pallacanestro c'è anche un certo tipo di requisito fisico, altrimenti tra qualche anno l'Italia sarà il paese delle guardie e dei playmaker (per la gioia di Don Nelson e della sua voglia irrefrenabile di gente che tiri da sessanta metri cadendo all'indietro con l'uomo davanti). Piuttosto il signor Meneghin dovrebbe mettere in pratica quanto disse tempo fa sul fatto che in Italia ci sono TROPPE squadre che non ci possiamo permettere di mantenere... Sia economicamente, perchè gli sponsor sono pochi, sia a livello competitivo: più squadre e meno talenti significa che nel quintetto base ci sono 2 giocatori discreti, 1 mediocre, 1 normale, 1 schiappa, e la panchina è abbastanza inguardabile.
_Esposizione Televisiva. Il problema è il calcio, ma non solo quello. Il problema è la mentalità tipicamente italiana di interessarsi a qualcosa solo quando ci fa sentire primi nel mondo, quando si vince. Guardate la pallavolo anni '90 quando dominava e trovate una partita di pallavolo in chiaro ora che vince. Guardate gli ascolti dei mondiali di atletica. Guardate la copertura televisiva che han dato ai mondiali di nuoto solo perchè "c'è la Pellegrini che fa er record". Sulla cultura secolare di un popolo non si può intervenire radicalmente, tutti gli sport al di fuori del calcio saranno destinati a vivere di periodi legati a talenti casuali... Si salva il nuoto, che più che la predisposizione fisica richiede l'allenamento duro e comunque di piscine è piena ogni regione, ma il Basket e la Pallavolo? Sugli altri sport meglio non intervenire, io ho lavorato al Palasport Olimpico nei Giochi Invernali e ho visto le due Nazionali Italiane di Hockey Ghiaccio di cui quella femminile era messa lì apposta perchè era obbligatoria e han fatto i provini stile Grande Fratello... Le cose non cambieranno mai, a meno di non cambiare la nostra cultura scolastica come si fa per esempio in Giappone, dove i club sono i motori dello sport. O come gli stessi States.
_Dirigenti, Allenatori e Procuratori. Ah, il nepotismo. Se io sono figlio d'arte, devo per forza avere la stessa arte di mio padre. E se non sono figlio d'arte basta che sono nipote d'arte, o amico d'arte, l'importante è che si faccia tutto tra amici. Fate un elenco di 10-15 allenatori italiani con le palle. Poi cercate altri 10-15 dirigenti. Se riuscite a fare un elenco completo e vi sentite soddisfatti, pensate poi alla percentuale che rappresentano nel frammentatissimo panorama del basket italiano... Sui procuratori poi è meglio non intervenire, è grazie a chi professa "tu pensa a giocare che i contratti li firmo io" che nascono personaggi aberranti come Totti e Gattuso, pagati profumatamente per pigliare a calci una palla e mai presi a calci quando sbagliano grammatica semplice.
Soluzione schematica a tutto ciò? Ridurre, ridistribuire, ripensare.
RESISTENZA BELINELLI N.7