Mi baso anche su alcune esperienze personali da appassionato da sempre della pallacanestro (da quando ho iniziato a giocare a minibasket ed andavo a vedere un giovanissimo Villalta in serie B), da giocatore delle giovanili del basket Mestre e di categorie varie fino ai 35 anni e da allenatore negli anni '80 delle giovanili del Basket Mestre e della Benetton. Dai tempi di Dan Peterson appassionato di NBA, e poi fan degli italiani in NBA MANIACO del MAGO.
Sottolineo che in ogni caso NON mi sono mai fatto condizionare solo dai numeri perchè ho sempre condiviso la teoria che prima deve venire la partita vista dal vivo. E poi i numeri bisogna saperli rilevare leggendo la partita, in particolare nella fase difensiva.
Un giocatore e il suo talento non si derivano dalle statistiche e dai numeri di una partita con percentuali magari non positive. Tuttavia, nella medesima partita, dalla osservazione attenta del gioco si può capire di essere di fronte ad un ragazzino che ha tutto per diventare un fenomeno, a prescindere da quattro numerelli non straordinari.
Vado con osservazioni varie:
- le statistiche americane che accorpano tutti i tiri su azione e danno una percentuale unica sono concettualmente assurde.
Da sempre è migliore la statistica europea che scorpora tiri da tre e da due. Mannaggia se un playmaker tira molto da tre con il 38% mentre da due, grazie a scelte mediamente oculate, supera il 50%, alla fine rischia di essere, per gli americani, un tiratore che in carriera ha il 43-44%% che risulta "peggiore" se paragonato ad altri che tirano con il 46% ma solo da due e magari sempre nei pressi del canestro. E' totalmente fuorviante: un giocatore che che tirava bene da tre e da due in modo evidente con buone/ottime percentuali in entrambe le categorie non deve veder MAI mischiate le carte. E' come calcolare il peso in base al volume degli oggetti senza conoscere se si sta parlando di acqua, aria oppure oro. Esiste il TS%? Ma chissene, evitate di accorpare mele e pere, per poi riscorporarle.
Tutte le squadre con un approccio serio (non serve essere un team NBA) producono statistiche che nei tabellini e nelle analisi dei giornalisti vedo molto poco, per non dire MAI. Esempio personale di statistiche offensive sui tiri che ho visto usare ed ho usato.
Tiri da sotto (2 metri circa)
Tiri nei 4 metri
Tiri nei 6 metri
Tiri da 3 punti
Tiri in contropiede / transizione primaria
Tiri "open"
Tiri "forzati"
Tiri su cambio difensivo favorevole
Tiri nel sistema (a,b,c.......)
Tiri "dovuti" ad esempio per fine 24 secondi o perchè si è sotto di pochi punti e ti è stato ordinato di tirare subito
Tiri "decisivi" (ad esempio secondi/minuti finali)
zona del campo
etc
Per fare alcune di queste statistiche la scelta era spesso quella di farle rilevare, a rotazione, a 2 giocatori NON convocati.
L'analisi a posteriori di tutto questo dava un'idea delle prestazioni anche se, vi garantisco, che l'impressione "visiva" resta fondamentale ed è quella che gli allenatori prendono in considerazione per prima. Chiedete a Pop che analisi statistica ha fatto per togliere dal campo Green, nel giro di un minuto dall'inizio del gioco.
Le statistiche sono e restano ovviamente importantissime per capire punti deboli e di forza, quali situazioni privilegiare, come aiutare e valorizzare le capacità dei propri giocatori. Esse devono essere guardate a mente fredda molto dopo la partita.
Voglio ulteriormente evidenziare alcuni esempi relativi a grandi giocatori che "visivamente" restano, nella mia memoria, più vincenti e migliori del miglior giocatore attuale che è LBJ. Magic, Jordan e Bird li ricordo come grandissimi che nei momenti decisivi delle partite di finale facevano la scelta giusta per vincere, di cui tutti si fidavano.
I rimbalzi, le stoppate, le palle recuperate, le palle perse, gli aiuti sui blocchi e sui giochi a due, etc contano e molto.
Eppure voglio provare ad esprimere le "sensazioni"che tantissimi allenatori hanno dentro la loro testa al di là delle statistiche più "facili".
In difesa alcuni giocatori sono più intelligenti di altri in particolari aspetti del gioco. Spesso chi è più intelligente difensivamente lo è in molti aspetti in contemporanea. C'è chi è più aggressivo, conosce i punti deboli dell'avversario, tecnici e psicologici e li usa sempre a vantaggio suo e della sua squadra, è sempre nel punto giusto del campo e nelle scelte di aiuto, taglia fuori il giocatore più grosso che bha un vantaggio sul compagno. Sa, ad esempio, fare finta di staccarsi dall'uomo per provocare il passaggio orizzontale dal play alla guardia e rischiare anche la figuraccia di un anticipo a vuoto. Ma cosa rilevano le statistiche, se uno riesce a farlo così bene da rubare, magari anche un solo pallone, ma condizionando e rallentando il flusso naturale del gioco offensivo degli avversari, generando confusione e inceretzza, causando ulteriori palle recuperate da un altro compagno? Le statistiche rilevano due palle recuperate da un altro giocatore, l'allenatore che ha basato il suo sistema difensivo sull'intelligenza e sulla "pressione" e sui movimenti del primo giocatore, correlati agli altri compagni, sa che il sistema ha funzionato. E sa bene su "chi" era basato. Tutto questo come lo misura la statistica che mi dice che il giocatore x ha concesso il 57% al suo avversario diretto? E poi in base a cosa se il giocatore x doveva sottostare a regole, cestisticamente stupide o meno, ma imposte dall'allenatore, come i vari always-switch di Trianesca memoria. La regola di società, a Mestre e a Treviso, per le giovanili fino ai 15/16 anni, sia da giocatore che da allenatore, era "MAI" (in realtà quasi MAI) fare cambio d'uomo, si passa sempre sopra il blocco oppure "attraverso" il blocco; passare sotto era considerato cedere. Lo scopo era didattico, per insegnare a difendere alla morte e solo alla fine sperare nell'aiuto dei compagni, che erano comunque pronti a darlo. Ovviamente con avversari forti si preparavano gli aggiustamenti del caso in base alle capacità e alle caratteristiche individuali.
Mi contraddico dicendo che per una partita che era la finale provinciale contro la Reyer, (che aveva due ragazzi vicino ai due metri di altezza, bravi e coordinati, assolutamente immarcabili individualmente) ho usato l'always-switch, condividendo la scelta con gli altri allenatorri del vivaio.
Ma, porca puttana a Triano, io avevo ragazzini di 13 anni, assolutamente intercambiabili nei ruoli, che andavano dal 1,78 al 1,88. Nessuno dei miei aveva un ruolo di "lungo", tanto meno con compiti specifici nei pressi del canestro. A livello giovanile NON aveva senso impostarli in modo errato, vista la prospettiva di crescita al massimo fino a 1,96/8. Il fatto che Triano facesse SEMPRE (nella maggior parte dei casi) cambiare l'uomo tra Bosh/Andrea e Calderon, oltre ad essere (molto) imbecille cestisticamente, come cazzo veniva misurato dai Soloni della statistica NBA? Se segnava il play o il centrone avversario l'errore era di Bosh o di Calderon? Io non saprei cosa rispondere nel 70/80% delle azioni. Statisticamente risulta solo che l'always switch è la difesa più facilmente attaccabile da un buon sistema offensivo, basato su giocatori che vedono il gioco. Ne deriva che Triano statisticamente sbagliava.
Come fanno le statistiche a valutare il play che mantiene "caldo" il giocatore che sta segnando canestri su canestri. Come fanno i grandi analisti dalle statistiche sempre pronte a rilevare che il lungo vede costantemente il pallone e viene coinvolto nel gioco oppure che, al contrario, va 5 volte in attacco e, a difesa schierata, continua a fare solo blocchi su blocchi, sempre escluso dal gioco. Chiedete a Magic cosa diceva di se stesso se non coinvolgeva Kareem per due azioni di seguito (contropiede primario escluso). Eppure nessuna statistica sembra rilevare che un lungo non coinvolto in attacco (specialisti alla Reggie Evans esclusi) tende a essere meno reattivo anche in difesa.
Occhio al video, lo conoscete tutti, in fondo, statisticamente, si tratta solo di una palletta recuperata subito dopo avere fatto una vaccata.
Mi fermo qui ma di spunti ce ne sono migliaia. La statistica utile aiuta a capire e a migliorare giocatori e squadra. L'eccesso di statistiche, spesso perverse e strampalate, che accoppiano numeri a numeri non così omogenei, rilevabili in modo molto opinabile da chi non conosce tutto, ma proprio tutto, dei giocatori e dei sistemi di gioco delle due squadre, hanno sempre più allontanato tantissimi "scrittori dal concetto di analisi visiva della partita. Troppa playstation e zero palestra stanno dietro a molte parole dette senza nemmeno avere in testa i fondamentali del gioco, individuali ma ancor più di squadra.
PS se qualcuno
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