Ogni anno ad Est c'è almeno una serie che salterei volentieri a piè pari, e solitamente è anche quella dove ci sono gli Atlanta Hawks. Se a questa aggiungiamo una squadra 'in limbo' come Orlando, il cocktail non può che risultare come quella che secondo me è la serie più noiosa e meno spettacolare delle otto che ci apprestiamo a vivere. Oltretutto ha anche quel retrogusto di già visto, siccome l'anno scorso questa stessa serie si presentò alle semifinali di Conference, e ci regalò momenti di vera noia con un sonoro 4 – 0, con un margine medio di 25.3 punti di differenza. Non un inizio promettente, mettiamola così.
(4) ORLANDO MAGIC (52 – 30)
La stagione degli Orlando Magic è stata inferiore alle attese: sette vittorie in meno rispetto l'anno scorso ed un generale appiattimento della franchigia, che hanno costretto il front office ad operare sul mercato. A Dicembre sono infatti partiti Vince Carter, Mickael Pietrus e Marcin Gortat verso Phoenix in cambio di Jason Richardson, Earl Clark ed il figlior prodigo Hedo Turkoglu. Contemporaneamente è partito verso Washington il contrattone di Rashard Lewis in cambio di Gilbertone Arenas: praticamente una rivoluzione, che però non ha dato i frutti sperati. L'impressione è che questi Magic si siano fermati nel limbo di Dallas e Atlanta, di quelle squadre troppo forti per andare sotto il quinto posto e troppo deboli per essere una minaccia per le contender. L'unica nota lieta per Orlando in questa stagione è la crescita tecnica di Dwight Howard: ora si iniziano a vedere quei miglioramenti in attacco che lo rendono un serio candidato per la nomina di miglior centro della NBA (per quanto ci sia il catalano...). Semiganci destri e sinistri, movimenti verso il centro dell'area e verso il fondo, e dei notevoli jumper dai tre metri 'Duncan-Style' che lo rendono un avversario molto difficile da marcare, ben più degli altri anni. A parziale colpa di Howard c'è il nervosismo che ha caratterizzato la sua stagione: 18 tecnici nella stagione sono cifre quasi Rasheediane, ed è un argomento già da un paio di anni il rapporto non idilliaco tra i fischietti ed il centrone di Orlando (aka 'Foul on You' negli scorsi playoff). La truppa di Van Gundy comunque si affaccia a questi playoff senza la nomea di sparacchio per tutti che l'ha accompagnata negli anni scorsi, ed il divario tra le prime tre della Eastern ed i Magic pare netto ed incolmabile. Possibile che lo pensi anche Howard, che flirta con la maglia gialloviola già da qualche tempo?
(5) ATLANTA HAWKS (44-38)
Dopo la crescita esponenziale degli ultimi anni, anche gli Atlanta Hawks si sono fermati: si è passati dalle 53 vittorie dell'anno scorso alle 44 di quest'anno, concludendo la Regular Season con sei sconfitte consecutive, frutto sì di un accoppiamento già scritto da settimane, ma anche da un certo 'lasciamoci andare' che ha caratterizzato tutta la stagione, specie dopo che sono stati rifirmati con contrattoni alcuni giocatori (tipo Joe Johnson). La squadra è sempre quella da anni ormai, e l'unica differenza rispetto ai quintetti degli anni scorsi è in guardia con l'arrivo di Kirk Hinrich, ottimo difensore, ma che farebbe le fortune delle contender, non probabilmente di questi Hawks. La frontline resta di alto (ma non altissimo) livello e giustifica quel record, perchè Smith, Horford e Collins assicurano fisicità e punti, specialmente nel secondo, ormai assurto al ruolo di All Star con un tiretto dai 5-6 metri che sta diventando pericolosamente costante. Poi dalla panchina esce sempre un tiratore che sa infiammarsi con poco come Crawford, e Marvin Williams è un'ala piccola tosta atleticamente. Insomma, il roster non è male, ma se non è mai andato oltre una sconfitta per 4-0 nel secondo turno dei playoff un motivo ci sarà...
Parliamo ora di tattica della serie: l'accoppiamento più interessante è sicuramente quello sotto canestro, tra Jason Collins e Dwight Howard. Nelle sfide di Regular Season (terminate 3-1 per Atlanta, tra l'altro) la marcatura fisica di Collins ha fatto faticare Howard più del solito, permettendo poi a Horford e Smith di spadroneggiare sui rispettivi pariruolo e lasciando il lusso alla squadra di stare 'a casa' sui tiratori mortiferi di Orlando. Non credo che Van Gundy sia così inesperto da lasciarsi battere da Atlanta, e non credo nemmeno che Collins possa fermare Howard per tutte le partite, però è un fatto che va tenuto in considerazione nello scacchiere tattico della serie. Non mi stupirei se ad un certo punto Horford venga fatto giocare da centro, non tanto per la difesa, quanto per quello che può dare in attacco, costringendo Howard a seguirlo sul perimetro per rispettare il suo tiro da fuori, liberando così l'area da una presenza piuttosto ingombrante.
Sul perimetro è sostanzialmente pari il confronto tra Johnson e Richardson (due buoni attaccanti con tendenze al tiro compulsivo), mentre Hinrich può mettere la museruola a Nelson, facendolo faticare sui pick'n'roll e facendo valere la superiore altezza. Non dimentichiamoci però che l'attacco dei Magic va dove lo portano i giochi a due gestiti da Turkoglu: il turco palla in mano deve dimostrare di essere ancora quel giocatore che decise i Playoff del 2009, anche se pare piuttosto improbabile che si ripeta su livelli del genere dopo aver strappato quel tipo di contratto.
Non è un mistero però che ai Magic manchino, e secondo me tanto, due giocatori che sono partiti nelle trade di Dicembre come Pietrus (il loro miglior difensore sul perimetro, no shit) e Gortat (forse il miglior centro di riserva della NBA per qualità e quantità). Senza quei due si perde tanto nella propria metà campo, e contando che poi dalla panchina si alza ora un Gilbert Arenas lontano parente dell'Agent 0 che faceva impazzire tutti prima di frantumarsi ginocchia (e probabilmente cervello), la situazione dei Magic non può definirsi rosea nemmeno per il più accanito dei fans.
A livello di attacco le due squadre giocano un tipo di basket quasi opposto: i Magic fanno un uso quasi ossessivo del pick'n'roll (oltre il 20% dei punti nasce da lì) e quando questo non riesce a produrre un tiro comodo vanno dentro da Howard per l'uno contro uno in post; gli Hawks, invece, sono una delle squadre che fa maggiore uso dell'isolamento (13% dell'attacco) e del post-up, seguendo le caratteristiche dei propri giocatori come Johnson, Smith, Williams e Crawford. Un punto in comune delle due è che entrambe vanno fortissimo a rimbalzo d'attacco, potendo contare su atleti come Howard, Smith e Horford. Per concludere, occhio a quello che Atlanta deciderà di fare contro la pericolosità di Ryan Anderson fuori dalla linea dei tre punti: la sua minaccia potrebbe allargare le maglie della difesa, lasciando ampi spazi per le penetrazioni di Nelson e Turkoglu.
Nelson (Arenas) – Hinrich (Teague)
J.Richardson (Redick) – Johnson (Crawford)
Turkoglu (Q. Richardson) - Smith (Williams)
Anderson (Bass) – Horford (Powell)
Howard – Collins (Pachulia)
Chiave della serie: fino a quando Howard non prende il sopravvento, gli Hawks hanno una speranza. Se Collins non regge, si finisce quasi subito e si avanza al turno successivo, magari un po' meno noioso.
a parte, mi stanno tutti dal primo all'ultimo sui maroni
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