Preparatevi, appassionati del mondo NBA, perchè è il momento di scatenarvi con le vostre gufate: i Miami Heat dei tres amigos debuttano ai playoff! A parte gli scherzi, la squadra più odiata della storia recente della NBA ha raggiunto il secondo posto ad Est dietro ai Bulls, e al delicato primo turno della loro nuova avventura affronteranno i sorprendenti e giovani Philadelphia 76ers. Una serie che, a dispetto del seed, potrebbe regalare più di una sorpresa.
(2) MIAMI HEAT (58-24)
Dei Miami Heat si è giustamente parlato per tutta la prima parte della stagione: in molti hanno esultato vedendoli iniziare con un deludente 9-8 nei primi due mesi, per poi chetarsi un attimo davanti ad un mese di Dicembre con una sola sconfitta (15-1), finendo quasi per snobbarli negli ultimi mesi, specie dopo aver visto il record contro le migliori squadre della NBA (1-3 con Boston, 0-3 con Chicago, 1-1 con San Antonio e Oklahoma City, 0-2 con Dallas, ma sorprendentemente 2-0 con i Lakers). Quello che davvero manca a questi Heat, e che non li fa considerare come reali candidati al titolo già da ora, è paradossalmente l'attacco: ad inizio anno coach Spoelstra disse “Il nostro focus è sulla difesa: con quei tre in attacco, non avremo certo problemi a segnare”. Ragionamento totalmente errato, come dimostrano i fatti e le orrende esibizioni a metà campo di James e soci, in cui il massimo della fantasia è stato 'diamo la palla ad uno dei tre a turno e speriamo che segnino', producendosi in 'cambi della guardia' offensivi totalmente innocui. Nell'ultimo periodo questa tendenza è andata affievolendosi - ed infatti il record è più che decente - ma è un cancro che rischia di ripresentarsi con gli interessi nei playoff; e (con una terminologia calcistica che non dovrebbe appartenere al basket) non sempre i tre fenomeni davanti riescono a buttarla dentro. A giustificare comunque l'ottimo record per una squadra - è bene ricordarlo - totalmente nuova, c'è l'ottima organizzazione difensiva che Spoelstra ha dato i suoi: gli Heat hanno la settima miglior difesa per punti concessi (94.79), sono la seconda squadra della NBA per differenza tra punti segnati e punti subiti (+7.33, secondi solo ai Bulls per un centesimo di punto), e sono secondi per percentuale dal campo concessa agli avversari (.434, pari con i Celtics). Il primo tassello, quello che secondo un famoso detto americano “wins championships”, è stato messo, ma il talento individuale non potrà portarli al titolo di per sé, per quanto forti siano James, Wade e Bosh. Quando gli Heat lo capiranno, allora saranno competitivi per il titolo.
(7) PHILADELPHIA 76ERS (41-41)
I Philadelphia 76ers sono una delle più belle sorprese dell'anno: il rientrante coach Doug Collins ha compiuto un autentico capolavoro, trasformando un team da lottery in uno da playoff, e con un record al .500 per giunta! Merito di un grande coach, che pure ha dovuto lottare nei primi mesi in cui tutto sembrava andare storto (3-13 dopo le prime 16 partite) fino a risalire gradualmente la Eastern Conference, sfiorando anche il sesto posto dei Knicks. La forza dei Sixers è che hanno trasformato il loro essere un No-Name Team, una squadra senza nomi di spicco, nel loro punto di forza: il loro top scorer è il redivivo Elton Brand con 15.1 miseri punti, ma hanno ben sei giocatori che vanno in doppia cifra di media (oltre a Brand ci sono Iguodala, Holiday, Williams, Young e Meeks), a sottolineare la grande democraticità del loro attacco, in cui tutti si passano la palla, giocano e difendono insieme e non ci sono 'ballhogs' alla Carmelo Anthony (per dirne uno). Tutto il contrario degli Heat, insomma: c'è da dire che solitamente le squadre senza superstar non fanno molta strada nei playoff, però i Sixers sono una squadra che diverte anche se non vince, e nonostante lo 0-3 negli scontri stagionali con gli Heat (due però sono dei primi mesi di RS), possono dire la loro.
Dal punto di vista delle rotazioni, le due squadre sono agli opposti: tre bocche da fuoco negli Heat con tantissimi giocatori di contorno (difficile trovare una squadra altrettanto profonda, forse solo Boston e Dallas reggono il confronto), mentre i Sixers hanno un gruppetto di 6/7 giocatori fissi a cui coach Collins ha dato piena responsabilità, pescando ben poco dal resto del roster. Quello che ha sofferto più di tutti di questa situazione è la seconda scelta assoluta Evan Turner, che per demeriti propri e poco spazio lasciato dal coach ha giocato solo 22.9 minuti nella sua prima stagione, ma farà parte della rotazione uscendo dalla panchina con Thaddeus Young, nonostante il rientro in extremis di Louis Williams per gara-1.
Negli accoppiamenti, le partite di Regular Season ci hanno detto che Wade è stato un enigma irrisolvibile per i Sixers, veleggiando oltre i 30 punti nelle tre sfide, e nonostante contro di lui verranno messi due buoni difensori come Jodie Meeks e probabilmente Jrue Holiday, gli Heat hanno un grosso vantaggio. In ala piccola però Philly ha probabilmente uno dei pochissimi giocatori della NBA che può provare a stare difensivamente sulle tracce di LeBron James senza essere spazzato via, perchè Andre Iguodala ha capacità e fisico per creare problemi e togliergli le penetrazioni. Questo dà ai Sixers un minimo di speranza di dare fastidio a Miami, perchè se si riesce a fermare LeBron l'attacco di Miami inevitabilmente perde di velocità d'esecuzione e sicurezza nei propri mezzi. (Nota a margine: in panchina ci sarebbe anche el Chapu Nocioni, storicamente uno degli avversari che LeBron soffre di più nella NBA, chissà che non trovi spazio anche lui).
Il punto debole della difesa di Miami è indiscutibilmente Mike Bibby: attaccare lui in point guard, magari con un Louis Williams in buone condizioni al rientro dall'infortunio, è cruciale per la squadra di Doug Collins e deciderà molto delle possibilità dei Sixers in questa serie. Possibile sorpresa anche Thaddeus Young, che in ala potrebbe dare molti grattacapi a Chris Bosh portandolo lontano dall'area, dove è più vulnerabile.
Sotto canestro le squadre si equivalgono, Bosh e Brand si daranno battaglia più a suon di punti che a suon di giocate difensive, e per i centri il compito principale sarà difendere, difendere e ancora difendere, con rimbalzi, chiusure e stoppate.
Bibby (Chalmers) - Holiday (Williams)
Wade (House) - Meeks (Turner)
James (Jones, Miller) - Iguodala (Nocioni)
Bosh (Howard) - Brand (Young)
Ilgauskas (Anthony, Dampier) - Hawes (Speights)
Chiave della serie: quanti punti in contropiede riuscirà a produrre Miami, per togliersi dalle sabbie mobili dell'attacco a metà campo? Tutto parte e finisce lì: se gli Heat corrono, questa serie finisce appena dopo le quattro partite obbligatorie.
