
Il primo turno dei playoff è stato poco più di una sgambata per gli uomini di Van Gundy: i Bobcats non sono mai stati un problema nonostante i 51422 falli fischiati ad Howard ed è bastato avere un Nelson in ottime condizioni per aver ragione della squadra di Coach Brown. Una serie che ha sorpreso anche lo stesso allenatore dei Magic, che ha dichiarato candidamente (ed un po' ruffianamente) di non aver “mai pensato di poter sweeppare Charlotte senza Howard”, limitato a soli 26,5 minuti di media per i 22 falli commessi (sui 24 disponibili...).
In questa lunga pausa inevitabilmente si sarà parlato di questo problema con il “miglior difensore dell'NBA” (… mi permetto un laconico 'sic') e si dovrà correggere la propensione quasi ossessiva alla stoppata che il 12 insindacabilmente ha (5 di media nella serie!), perché d'ora in poi gli avversari saranno sempre più forti e non si potrà rinunciare ad un giocatore di tale presenza in area contro i vari LeBron o Bryant.
In contumacia di Howard, le redini della squadra sono state prese da Jameer Nelson, che è stato un rebus irrisolvibile per i piccoli di Charlotte ed ha concluso la serie a 23,8 ppg, 4,5 assist, il 48% al tiro ed il 42% da tre: semplicemente ha scherzato con dei bambini. Molto buono anche il contributo di Rashard Lewis, che dopo una regular season con più ombre che luci ha concluso con 15.6 ppg ed il 46% da tre, di cui molte nei momenti decisivi delle varie partite: ecco un altro discepolo del maestro 'Robert Horry', per quelli che si impegnano solo quando fa caldo. Bene anche Mikael Pietrus e Matt Barnes, l'anima operaia e difensiva della squadra, che oltretutto hanno tirato da tre con il 50 ed il 45%. Maluccio invece Vince Carter, che avrà anche concluso con 15,5 punti di media, ma ha tirato con il 36% ed un orribile, orribile 1/17 da tre nella serie. Da lui ci si aspetta un rendimento decisamente migliore in questa serie, altrimenti lo spettro di Turkoglu peserà sempre di più nella sua carriera in Florida.
Abbastanza sorprendentemente fuori da qualsiasi rotazione Brendon Bass, che ha concluso con due soli minuti giocati e ZERO in tutte le altre categorie statistiche: un fantastico doppio trilione che sicuramente non farà piacere all'ex Mavs.

Ci si aspettava che gli Atlanta Hawks, con il loro ennesimo record migliorato ed avendo pescato al primo turno i Bucks senza Bogut e Redd, riuscissero ad avanzare a questo turno in cinque, massimo sei partite. Invece si sono fatti rimontare dal 2-0 iniziale perdendo le tre partite centrali della serie quasi senza colpo ferire, pagando a carissimo prezzo i sei falli di Joe Johnson in gara-5 ed alcune grandi prestazioni di Brendon Jennings e soci, giudati da un grande Scott Skiles. Spalle al muro in Winsconsin per gara-6, gli uomini di Woodson si sono ripresi il fattore campo tenendo sotto quota 70 in casa (con il 38% dal campo) ed hanno chiuso la serie passeggiando in gara-7, concedendo solo 74 punti ed il 32%. Questi numeri ci raccontano di due grandi partite difensive, ma anche di gravi problemi dell'attacco dei Bucks sotto pressione che ha reso più semplice il lavoro agli Hawks.
Protagonista è stato indubbiamente Joe Johnson, l'uomo più atteso di Atlanta sia per il presente ma soprattutto per l'immediato futuro, che ha concluso con 20,9 ppg, 5,4 rimbalzi e 5,7 assist di media, e Woodson si aspetta da lui che continui a prendersi responsabilità nei quarti decisivi per vincere almeno una partita. Buono anche il contributo di Crawford e Horford a 15 di media, a cui Jamal aggiunge però brutte percentuali (38% dal campo e 34% da tre), mentre il centro All Star scrive 9.9 rimbalzi nelle sette partite giocate. Nella media anche le prestazioni fornite da Bibby e Josh Smith, veri barometri di questa squadra, perché quando giocano loro due tutti gli altri iniziano a correre ed innalzare il livello di intensità sui due lati del campo.
Dopo aver confermato il risultato dell'anno scorso (il passaggio del primo turno), è arrivato il momento per questo gruppo di dare un senso alla loro post-season: loro si sentono convinti di poter raggiungere le finali di Conference già da quest'anno eliminando i Magic, ma la serie propone problemi di accoppiamenti (specialmente in area) che saranno di difficile soluzione.

Entrambe le squadre amano alzare il ritmo e trovare soluzioni in transizione (anche per le caratteristiche fisiche dei lunghi), ma tra le due quella che deve cercare questa soluzione più insistentemente è Atlanta: i Magic a metà campo sguazzano tra una miriade di pick'n'roll e combinazioni dentro-fuori con Howard, quindi rubare punti in contropiede e magari anche rendere più fisica questa serie potrebbe avere un senso.
Difensivamente gli Hawks hanno una caratteristica che potrebbe risultare decisiva nell'economia della serie: cambiano su tutti i giochi a due fidandosi delle capacità difensive di Horford e Smith. In questo caso, però, diventa fondamentale il posizionamento del terzo uomo in difesa, che dev'essere prontissimo a 'scalare' in area su Howard/Gortat ma allo stesso tempo non concedere troppo spazio al tiratore di turno. Fondamentale anche concedere il meno possibile a Nelson, che probabilmente non verrà preso da Bibby (il peggior difensore sul perimetro, forse il peggiore della NBA) ma da Crawford o Johnson, lasciando però la coperta sempre più corta: chi prende Carter? E Barnes chi lo taglia fuori a rimbalzo? Nel pitturato grande rotazione in arrivo per Howard con Horford, Pachulia e magari Collins ed il venerando Joe Smith a darsi il cambio sul 12. Scontro di talenti se ce n'è uno in ala grande tra Lewis e Josh Smith, con il secondo che dovrà essere molto continuo mentalmente per stare dietro ad un cecchino come l'ex Seattle.
Nella metà campo di Orlando le cose sono decisamente più agevoli: Nelson può controllare Bibby, mentre Barnes e Pietrus si occuperanno di Johnson e Crawford per tutta la serie, liberando Carter di un avversario pericoloso e dirottandolo sul Williams o Evans di turno. Nel caso in cui le due 'bocche da fuoco' di Atlanta passino la prima linea, inoltre, ci sarà Howard pronto in aiuto (si spera con meno irruenza per i già descritti problemi di falli) per tappare tutti i buchi e spazzare i tabelloni.
Proprio il controllo dei rimbalzi sarà un fattore di questa sfida: gli Hawks hanno preso quasi 14 rimbalzi offensivi di media nella sfida contro i Bucks, ma ne hanno a sua volta concessi 11,1, che non ci si può concedere con Howard nei paraggi. Chi vince in questa contesa avrà la meglio a lungo andare.
Nelson (Williams) → Bibby (Crawford)
Barnes (Pietrus) → Johnson
Carter (Redick) → Williams (Evans)
Lewis (Andersen) → Smith
Howard (Gortat) → Horford (Pachulia)
Tra le serie del secondo turno, sinceramente, questa è quella che mi ispira meno: spero di sbagliarmi nel ritenerla una serie chiusa, ma la situazione tattica al momento è tutta dalla parte dei Magic, che però avranno bisogno di tutt'altro tipo di apporto da Carter per aver ragione dei combattivi Atlanta Hawks, specialmente in Georgia.