
Il primo turno sulla carta favorevole contro i disastrati Portland Trail Blazers si è rivelato più complicato del previsto: dopo aver perso il fattore campo in gara-1, i Suns sono stati costretti a violare il Rose Garden per ben due volte, grazie a delle grandi prestazioni di Jason Richardson (42 in gara 3, 28 in gara 6, con un complessivo 13/20 da tre) ovviamente ispirato da Steve Nash.
La verità con questa versione dei Suns è che più corrono e più sono competitivi: nel momento in cui la squadra non riesce a mandare in porto la legge del '7 seconds or less' l'attacco ristagna, costringendo a prendersi tiri forzati ed isolamenti che non sono nelle corde di questi giocatori, sia per caratteristiche tecniche che di talento in generale.
Dal punto di vista individuale, il motivo del passaggio del turno sta nel solito 'calciatore mancato' canadese: 15 punti di media con quasi 10 assist ed 8/17 da tre nella serie, tra l'altro praticamente tutte forzate dal palleggio nel momento del bisogno. Il dubbio con cui si approccia alla sfida con gli Spurs è la condizione fisica non perfetta a causa di un problema all'anca che lo ha limitato in gara-6 (10 e 6, peggior partita della serie).
Tra gli altri, leggermente sottomedia la produzione di Amar'è Stoudemire, limitato dalla buona difesa di Camby a 'soli' 20,5 ppg e 5,5 rimbalzi di media con un brutto 73% ai liberi. Il resto della banda ha supportato bene i 'big three', con Frye, Hill (per lui anche 8,3 rimbalzi!), Barbosa e Dudley che hanno viaggiato intorno agli 8 punti di media.
La vera differenza di questi Suns rispetto alla regular season sta nella difesa: dai 105.3 punti concessi si è passati ai 93 punti della serie con i Portland, anche se su questo dato c'è da contare il basso ritmo a cui i Blazers sono soliti giocare ed il superiore agonismo della postseason NBA.

E se si parla di agonismo, abbiamo nei San Antonio Spurs il miglior esempio di cosa sia il basket dei playoff: dopo una regular season pessima, i 'vecchietti' di Popovich hanno cambiato passo nella serie contro Dallas ed l'hanno trasformata in una serie di nervi, contatti e tanta, tanta determinazione. La vittoria contro i Mavs è una dichiarazione a tutta l'NBA: ”non vi sarete dimenticati di noi, vero? Per il titolo si passa ancora di qui”, e con un Duncan in queste condizioni fisiche in difesa nulla è impossibile per gli speroni.
Di fondamentale importanza per gli Spurs è stata gara-2: in quella partita la squadra ha svoltato, ritrovando i suoi leader ai massimi livelli e giocando la difesa che li ha resi la squadra più vincente del decennio (insieme ai Lakers), con tutte quelle piccole cose di agonismo e voglia che sono mancati nella contraddittoria regular season. Dall'onda emotiva di quella vittoria sono conseguite le vittorie in gara-3 e 4, con Ginobili che sta tutt'ora giocando divinamente con il naso rotto (!) e George Hill che si è affermato come competente giocatore da quintetto sui due lati del campo, in grado di giocate decisive nelle partite casalinghe.
Ma la vera differenza l'ha fatta la rinnovata concretezza di Tim Duncan: per lui i numeri (18,2 e 9,5 di media), per quanto notevoli, non dicono assolutamente niente dell'impatto sulla serie del 21, della sua difesa in aiuto che ha ricordato quella dei migliori tempi e dei canestri in post basso che servono come il pane per il bilanciamento dell'attacco bianconeroargento. Ecco, magari bisognerebbe alzare un attimo quel 46% ai liberi (tira il 50 dal campo!)
Leggermente deludente il rendimento di Tony Parker, autore di alcuni canestri importanti, ma che secondo me soffre il ruolo di 'sesto uomo di lusso' e le sue cifre ne risentono: 15,8 e 5,70 assist contro un avversario che ha sempre dominato (Dallas e Kidd) sono pochini, ed il 63% ai liberi non depone a suo favore.
Encomiabile invece lo sforzo di McDyess in difesa su Nowitzki: il tedesco è sempre stato un rebus per gli Spurs e si è confermato anche stavolta, ma quando lui lo ha preso in difesa ha dato tutto per rendergli i tiri impossibili, oltretutto con 7 rimbalzi di media che male non fanno.

Suns contro Spurs è lo scontro tra due filosofie di gioco: da una parte il run&gun giostrato da un genio della pallacanestro e tanti 'comprimari' adatti a farlo funzionare al meglio, dall'altra un sistema stravincente con dei giocatori eccezionali. Il risultato delle precedenti serie depone clamorosamente dalla parte di San Antonio, ma gli unici momenti in cui questi hanno sofferto contro i Mavs è stato quando gli altri sono riusciti a correre, specialmente in casa. Quindi l'obiettivo numero uno per Popovich è abbassare i ritmi ad ogni possesso, rientrare precipitosamente in transizione per accoppiarsi subito con i tiratori e controllare i tabelloni con i vari McDyess, Duncan, Blair e Bonner. Il secondo obiettivo sarebbe togliere la palla dalle mani di Nash nei momenti chiave, ma riuscirci pare impresa ardua.
Per i Suns l'obiettivo è ovviamente opposto, ma oltre a questo c'è da affrontare il dilemma Duncan: in tutte le serie precedenti il 21 è stato un enigma irrisolvibile in post basso, dove tra l'altro Stoudemire è solito commettere falli stupidi nei momenti peggiori. La tattica migliore, paradossalmente, è quello di attaccarlo: facendolo lavorare in difesa, impedendogli di portare i suoi proverbiali aiuti in area e stancandolo sul perimetro con uno come Frye si potrebbe limitarne l'autonomia, visti anche i 34 anni appena compiuti.
Tra le possibili varianti, occhio a Jared Dudley e George Hill: entrambi sono i migliori difensori sul perimetro delle due squadre e sono in grado di togliere un po' di responsabilità dalle spalle degli uomini franchigia nei quarti perimetri, specialmente coi tiri sugli scarichi.
Occhio anche al matchup tra Ginobili e Grant Hill: il 'narizon roto' avrà la palla in mano nei momenti decisivi, in cui è sinistramente immarcabile, ma Grant Hill sembra aver trovato la fonte dell'eterna giovinezza ed è oltretutto molto più alto dell'argentino.
Hill (Parker) → Nash (Dragic)
Ginobili (Bogans) → Richardson (Barbosa)
Jefferson → Hill (Dudley)
McDyess (Bonner) → Stoudemire (Amundson)
Duncan (Blair) → Collins (Frye – Lopez?)
A vederli nella splendida serie contro i Mavs questi Spurs sembrano veramente tornati quelli di un tempo per un'ultima, grande cavalcata verso almeno le finali di conference, ma i Suns non sono assolutamente una squadra facile da affrontare quando trova ritmo e sembrano avere molto meno timore reverenziale rispetto a quelli dell'era D'Antoni. La serie sarà comunque lunga e piena di contatti oltre il limite consentito, perché le due squadre non si amano, ma è lecito aspettarsi che lo spettacolo (inteso non solo come schiacciate e stoppate) non mancherà.
PS. Mi scuso per il ritardo ma ieri non riuscivo ad accedere al forum e quindi non ho potuto postare!
