PLAYOFF '10: LOS ANGELES - UTAH
Inviato: 02/05/2010, 4:13
Gira che ti rigira, se sei forte alla fine ti scontri sempre con i più forti. I Los Angeles Lakers e gli Utah Jazz sono indiscutibilmente tra le squadre più forti e continue dell'Ovest degli ultimi anni e per la terza volta consecutiva si affronteranno in una serie di playoff. Come sono andate le altre sfide? La prima finita in 6 gare, la seconda in 5, sempre con i gialloviola vincenti: aspettarsi che finisca in 4 pare inappropriato, ma che finisca sempre con Kobe a spadroneggiare pare decisamente possibile.

L'accoppiamento con gli Oklahoma City Thunder si presentava come difficile e così effettivamente è stato: i giovani terribili di Scott Brooks hanno allungato la serie fino a gara-6, rimontando anche dallo 0-2 iniziale, facendo una bellissima figura ma pagando dazio in termini di esperienza, che nei playoff è sempre decisiva (vero San Antonio?). A preoccupare maggiormente sono le condizioni generali del fisico di Kobe Bryant, che dà chiari segni di cedimento che nella sua testa non verranno mai ammessi, ed i problemi di matchup contro playmaker giovani ed atletici come Russell Westbrook, che ha abusato ripetutamente di Fisher e delle sue riserve costringendo sua maestà il 24 a scomodarsi per le gare decisive.
Ma la serie doveva essere vinta sotto i tabelloni e così è stato: Bynum, Gasol e Odom hanno tenuto bene botta contro i pari ruolo dei Thunder, pur tra alti e bassi, e sono risultati determinanti sia in casa che nella decisiva gara-6 con il rimbalzo d'attacco risolutore del principe catalano (18 e 12 di media con il 53% nella serie per lui). Offensivamente bene anche Fisher, che ha mandato a segno 14 delle 30 triple tentate nella serie di cui molte emotivamente importanti, e la difesa di Ron Artest, che ha spesso mandato in confusione un futuro MVP come Durant e si è decisamente iniziato a guadagnare i dollari del suo contratto.
Dai giocatori di ruolo poche tracce: Farmar e Brown si sono spartiti 15 minuti di media a testa, ma con poco più del 40% dal campo ed un brutto 33% da tre per entrambi, con i già citati problemi di contenimento di Westbrook; da segnalare il ritorno in rotazione di uno scienziato del triangolo come Luke Walton, anche se per pochi minuti di intelligenza cestistica in ala piccola.
Complessivamente i Lakers sembrano meno convincenti rispetto a quelli dello scorso anno, sia per la fatica fatta a contenere gli inesperti Thunder che per le condizioni di Bryant, ma darli per morti è quantomeno frettoloso: erano e restano la squadra più forte dell'NBA con una quantità di talento che non è avvicinabile da nessuno. Il problema come sempre è che lo sanno, e se ne compiacciono.

Parlare di Utah Jazz in questo momento significa parlare di un uomo solo al comando: Deron Williams. Nessuno nella storia della NBA aveva mai messo a segno cinque partite di playoff consecutive con almeno 20 punti e 10 assist: lui lo ha fatto nelle prime cinque della serie contro Denver, fermandosi solo a 14 e 10 in gara-6 per problemi di falli. La cosa bella è che queste cifre non raccontano niente del dominio totale sulla serie, con alcune partite in cui ha letteralmente vinto da solo, e se c'è un nome da fare come MVP del primo turno ad Ovest quello è sicuramente il suo.
Pur in contumacia di Kirilenko (che dovrebbe rientrare per questa serie) e Okur (infortunatosi in gara-1, fuori fino all'anno prossimo), i Jazz hanno regolato i più quotati Nuggets in una serie durata sei partite e che li ha visti, per certi versi sorprendentemente, uscire vincitori. Dal punto di vista cestistico non c'è niente da dire: i ragazzi di Sloan hanno giocato meglio di Melo e compagni meritandosi il passaggio del turno, il dubbio come nel caso dei Celtics è se sia stato più merito loro o demerito altrui, per i quali la mancanza di George Karl in panchina ha pesato enormemente.
Grandi protagonisti, insieme a Deron, sono stati i due lunghi titolari 'di fatto', Carlos Boozer e Paul Millsap: per loro cifre sontuose (22.5 e 13.3 con il 58% dal campo per il primo, 17.3 e 9.8 con il 61% per il secondo) ed un impatto decisivo contro i lunghi dei Nuggets sui due lati del campo. Ancora meglio, se possibile, le risposte date da C.J. Miles e Wesley Matthews: per entrambi più di 13 punti di media ed un buon rendimento (nei limiti dell'umano) in staffetta su Carmelo Anthony, limitato nelle ultime due gare ad un brutto 13/41 al tiro senza triple segnate. Stranamente inconsistente invece Kyle Korver, che ha tirato da tre con un brutto 37% (6/16), lui che in stagione regolare aveva fatto segnare il record all-time della NBA con il 53,6%.
Quella che si aprirà a Utah sarà un'estate difficile visto il contratto in scadenza di Boozer, ma questa potrebbe essere un'occasione che non torna più: i Lakers non sono così imbattibili come sembrava prima dell'inizio dei playoff e Deron ha sia le caratteristiche che la faccia tosta giusta per provare l'upset.

Il vero motivo per cui i Jazz non dovrebbero riuscire a vincere sono gli enormi problemi di matchup che hanno sempre avuto con i Lakers: innanzitutto non hanno una singola risposta a Kobe, anche se potrebbe riproporsi la staffetta Miles-Matthews con magari l'aggiunta di Kirilenko; inoltre sotto sono troppo piccoli per contenere 'le due torri' Bynum e Gasol e troppo poco mobili per seguire Odom sul perimetro.
La loro unica possibilità risiede nelle mani sapienti di Deron, che deve tirare fuori prestazioni probabilmente anche migliori di quelle fatte vedere al primo turno: se riesce a creare per sé e per gli altri abbiamo quantomeno una serie, ma c'è da considerare che sulle sue tracce verrà mandato l'agente speciale Artest, il miglior difensore della NBA, contro cui non potrà nemmeno usare il fisico con cui domina solitamente i pari ruolo.
Le due squadre, come sempre, non sono particolarmente propense a difendere: i Jazz hanno concesso 109 punti di media all'attacco dei Nuggets con cui, almeno sulla carta, si accoppiavano anche meglio di quanto non facciano con i Lakers, quindi è lecito attendersi partite sopra i 100 punti segnati con i due migliori attacchi a metà campo della NBA a darsi battaglia.
Con l'andare dei playoff, inoltre, bisognerà considerare la crescente tensione nervosa e quindi i contatti che ci saranno: i Jazz non sono i Thunder e risponderanno colpo su colpo a tutte le astuzie dei Lakers ed anzi, potrebbero avere maggiori profitti dal buttarla in una contesa principalmente fisica invece che giocata.
Fate attenzione al venerabile maestro Fisher: l'età non sarà più verde ma anche a Salt Lake City (dove ha giocato) sanno che nella post season il suo rendimento offensivo sale vertiginosamente di colpi, punendo ogni tipo di raddoppio sul campo. E di raddoppi i Jazz avranno inevitabilmente bisogno.
Da gara-6 contro i Thunder è uscito malconcio il ginocchio di Andrew Bynum (ma che novità!) e la sua presenza in gara-1 è in dubbio, penso comunque che dovrebbe essere della serie nelle prossime partite, anche se un suo rendimento limitato sarebbe un'ottima notizia per i Jazz.
Fisher (Farmar) – Williams (Price)
Bryant (Brown) – Matthews (Miles)
Artest (Walton) – Kirilenko (Korver)
Gasol (Odom) – Boozer
Bynum – Fesenko (Millsap)
“E come l'anno scorso, e come l'anno prima” anche quest'anno la serie tra Jazz e Lakers dovrebbe risolversi in favore di quest'ultima, ma con i playoff NBA è difficile fare previsioni in senso assoluto e la squadra di Sloan ha dalla sua parte un giocatore in grandissima forma ed un cuore grande quanto tutta Salt Lake City. Di sicuro nulla verrà regalato ai favoriti losangeleni, che anche questa volta dovranno sudarsi il passaggio del turno.

L'accoppiamento con gli Oklahoma City Thunder si presentava come difficile e così effettivamente è stato: i giovani terribili di Scott Brooks hanno allungato la serie fino a gara-6, rimontando anche dallo 0-2 iniziale, facendo una bellissima figura ma pagando dazio in termini di esperienza, che nei playoff è sempre decisiva (vero San Antonio?). A preoccupare maggiormente sono le condizioni generali del fisico di Kobe Bryant, che dà chiari segni di cedimento che nella sua testa non verranno mai ammessi, ed i problemi di matchup contro playmaker giovani ed atletici come Russell Westbrook, che ha abusato ripetutamente di Fisher e delle sue riserve costringendo sua maestà il 24 a scomodarsi per le gare decisive.
Ma la serie doveva essere vinta sotto i tabelloni e così è stato: Bynum, Gasol e Odom hanno tenuto bene botta contro i pari ruolo dei Thunder, pur tra alti e bassi, e sono risultati determinanti sia in casa che nella decisiva gara-6 con il rimbalzo d'attacco risolutore del principe catalano (18 e 12 di media con il 53% nella serie per lui). Offensivamente bene anche Fisher, che ha mandato a segno 14 delle 30 triple tentate nella serie di cui molte emotivamente importanti, e la difesa di Ron Artest, che ha spesso mandato in confusione un futuro MVP come Durant e si è decisamente iniziato a guadagnare i dollari del suo contratto.
Dai giocatori di ruolo poche tracce: Farmar e Brown si sono spartiti 15 minuti di media a testa, ma con poco più del 40% dal campo ed un brutto 33% da tre per entrambi, con i già citati problemi di contenimento di Westbrook; da segnalare il ritorno in rotazione di uno scienziato del triangolo come Luke Walton, anche se per pochi minuti di intelligenza cestistica in ala piccola.
Complessivamente i Lakers sembrano meno convincenti rispetto a quelli dello scorso anno, sia per la fatica fatta a contenere gli inesperti Thunder che per le condizioni di Bryant, ma darli per morti è quantomeno frettoloso: erano e restano la squadra più forte dell'NBA con una quantità di talento che non è avvicinabile da nessuno. Il problema come sempre è che lo sanno, e se ne compiacciono.

Parlare di Utah Jazz in questo momento significa parlare di un uomo solo al comando: Deron Williams. Nessuno nella storia della NBA aveva mai messo a segno cinque partite di playoff consecutive con almeno 20 punti e 10 assist: lui lo ha fatto nelle prime cinque della serie contro Denver, fermandosi solo a 14 e 10 in gara-6 per problemi di falli. La cosa bella è che queste cifre non raccontano niente del dominio totale sulla serie, con alcune partite in cui ha letteralmente vinto da solo, e se c'è un nome da fare come MVP del primo turno ad Ovest quello è sicuramente il suo.
Pur in contumacia di Kirilenko (che dovrebbe rientrare per questa serie) e Okur (infortunatosi in gara-1, fuori fino all'anno prossimo), i Jazz hanno regolato i più quotati Nuggets in una serie durata sei partite e che li ha visti, per certi versi sorprendentemente, uscire vincitori. Dal punto di vista cestistico non c'è niente da dire: i ragazzi di Sloan hanno giocato meglio di Melo e compagni meritandosi il passaggio del turno, il dubbio come nel caso dei Celtics è se sia stato più merito loro o demerito altrui, per i quali la mancanza di George Karl in panchina ha pesato enormemente.
Grandi protagonisti, insieme a Deron, sono stati i due lunghi titolari 'di fatto', Carlos Boozer e Paul Millsap: per loro cifre sontuose (22.5 e 13.3 con il 58% dal campo per il primo, 17.3 e 9.8 con il 61% per il secondo) ed un impatto decisivo contro i lunghi dei Nuggets sui due lati del campo. Ancora meglio, se possibile, le risposte date da C.J. Miles e Wesley Matthews: per entrambi più di 13 punti di media ed un buon rendimento (nei limiti dell'umano) in staffetta su Carmelo Anthony, limitato nelle ultime due gare ad un brutto 13/41 al tiro senza triple segnate. Stranamente inconsistente invece Kyle Korver, che ha tirato da tre con un brutto 37% (6/16), lui che in stagione regolare aveva fatto segnare il record all-time della NBA con il 53,6%.
Quella che si aprirà a Utah sarà un'estate difficile visto il contratto in scadenza di Boozer, ma questa potrebbe essere un'occasione che non torna più: i Lakers non sono così imbattibili come sembrava prima dell'inizio dei playoff e Deron ha sia le caratteristiche che la faccia tosta giusta per provare l'upset.

Il vero motivo per cui i Jazz non dovrebbero riuscire a vincere sono gli enormi problemi di matchup che hanno sempre avuto con i Lakers: innanzitutto non hanno una singola risposta a Kobe, anche se potrebbe riproporsi la staffetta Miles-Matthews con magari l'aggiunta di Kirilenko; inoltre sotto sono troppo piccoli per contenere 'le due torri' Bynum e Gasol e troppo poco mobili per seguire Odom sul perimetro.
La loro unica possibilità risiede nelle mani sapienti di Deron, che deve tirare fuori prestazioni probabilmente anche migliori di quelle fatte vedere al primo turno: se riesce a creare per sé e per gli altri abbiamo quantomeno una serie, ma c'è da considerare che sulle sue tracce verrà mandato l'agente speciale Artest, il miglior difensore della NBA, contro cui non potrà nemmeno usare il fisico con cui domina solitamente i pari ruolo.
Le due squadre, come sempre, non sono particolarmente propense a difendere: i Jazz hanno concesso 109 punti di media all'attacco dei Nuggets con cui, almeno sulla carta, si accoppiavano anche meglio di quanto non facciano con i Lakers, quindi è lecito attendersi partite sopra i 100 punti segnati con i due migliori attacchi a metà campo della NBA a darsi battaglia.
Con l'andare dei playoff, inoltre, bisognerà considerare la crescente tensione nervosa e quindi i contatti che ci saranno: i Jazz non sono i Thunder e risponderanno colpo su colpo a tutte le astuzie dei Lakers ed anzi, potrebbero avere maggiori profitti dal buttarla in una contesa principalmente fisica invece che giocata.
Fate attenzione al venerabile maestro Fisher: l'età non sarà più verde ma anche a Salt Lake City (dove ha giocato) sanno che nella post season il suo rendimento offensivo sale vertiginosamente di colpi, punendo ogni tipo di raddoppio sul campo. E di raddoppi i Jazz avranno inevitabilmente bisogno.
Da gara-6 contro i Thunder è uscito malconcio il ginocchio di Andrew Bynum (ma che novità!) e la sua presenza in gara-1 è in dubbio, penso comunque che dovrebbe essere della serie nelle prossime partite, anche se un suo rendimento limitato sarebbe un'ottima notizia per i Jazz.
Fisher (Farmar) – Williams (Price)
Bryant (Brown) – Matthews (Miles)
Artest (Walton) – Kirilenko (Korver)
Gasol (Odom) – Boozer
Bynum – Fesenko (Millsap)
“E come l'anno scorso, e come l'anno prima” anche quest'anno la serie tra Jazz e Lakers dovrebbe risolversi in favore di quest'ultima, ma con i playoff NBA è difficile fare previsioni in senso assoluto e la squadra di Sloan ha dalla sua parte un giocatore in grandissima forma ed un cuore grande quanto tutta Salt Lake City. Di sicuro nulla verrà regalato ai favoriti losangeleni, che anche questa volta dovranno sudarsi il passaggio del turno.