L'ultima partita di playoff tra queste due squadre si era conclusa con un duello rusticano indimenticabile tra il predetto 23 e Paul Pierce in gara 7, protagonisti rispettivamente con 45 e 41 punti spesso uno dietro l'altro. Ma quei Cavs erano tutt'altra cosa e non avevano un singolo giocatore capace di togliere responsabilità dalle spalle del Re, rendendo molto più semplice il piano difensivo di Thibodeau: quest'anno, invece, quei giocatori sulla carta ci sono, anche se bisogna vedere se lo dimostreranno.

Nel primo turno i Cavs hanno eliminato i Chicago Bulls in cinque partite: tutto sommato un turno agevole contro una squadra che è riuscita a vincere gara-3 solo per una prestazione collettiva di altissimo (ed irripetibile) livello, conclusasi comunque sul 108 a 106. Ma non tutto è sembrato funzionare a Cleveland: specialmente in gara-2 gli eccessivi isolamenti di LeBron, che ha trasformato la contesa in un 'io contro tutti', ha tolto ritmo e sicurezza alla squadra, che nei finali di partita è ancora troppo dipendente da lui. L'impressione è che giocando di squadra questi Cavs possano davvero arrivare a giocarsi il titolo NBA, ma non sempre sono abbastanza maturi per farlo: da questa serie ci si aspetta che coach Brown faccia fare questo step necessario ai suoi, impedendo a James di viziarli con i suoi canestri impossibili.
Paradossalmente un aiuto potrebbe arrivare dalle condizioni del gomito del Re, uscito malconcio da gara-5, che per quanto non siano preoccupanti potrebbero limitarne impercettibilmente l'onnipotenza cestistica: nel caso in cui fosse costretto a qualche minuto extra di riposo, i compagni devono avere la forza di reggere senza di lui. Intendiamoci, questi sono dettagli perché i Cavs sono con ogni probabilità la miglior squadra ad Est, ma questi dettagli sono fondamentali per vincere un titolo NBA.
Gli uomini di Coach Brown, inoltre, hanno avuto anche altri passaggi a vuoto, tipo l'impossibilità di contenere Derrick Rose in palleggio (26.8 punti di media nella serie) e Joakim Noah a rimbalzo (13 di media per lui, di cui 4 offensivi), oltre ad una difesa a volte non eccezionale contro un attacco statico come quello dei Bulls (97 punti concessi contro i 95.6 della RS, con due escursioni sopra i 100 nelle partite più faticose).
Le note positive, invece, arrivano principalmente dal reparto lunghi: il ritorno di uno Shaq fresco e tirato a lucido non può far altro che giovare ai Cavs per quei 20 minuti di qualità che servono, specialmente contro volpi esperte come i Celtics; Antawn Jamison ha dimostrato di poter mettere i punti che servono sugli scarichi di LeBron per allargare il campo, viaggiando a 19.4 di media; Anthony Parker e Jamario Moon, due ex Raptors, hanno svolto a pieno il loro ruolo di tiratori perimetrali, specialmente il secondo che ha concluso la serie con il 58% da tre (!); leggermente sottomedia invece Mo Williams, con un brutto 39% da tre nella serie.
Il primo turno è passato in archivio e già da sabato notte si fa molto più sul serio contro i Celtics, è il momento di dimostrare che il Re deve rimanere in Ohio anche l'anno prossimo.

Primo turno sorprendentemente facile per i Boston Celtics: ci si aspettava una serie piuttosto lunga, invece i Miami Heat si sono squagliati in cinque partite quasi senza colpo ferire, con la notevole eccezione dei 33.2 di media di un frustratissimo (e quindi inarrestabile) Dwyane Wade. La fine prematura di questa serie lascia un paio di dubbi irrisolti: sono stati davvero così bravi i Celtics nel vincere così velocemente o è stata la pochezza degli Heat a mandarli al turno successivo? Difficile rispondere, probabilmente lo scopriremo con questo secondo turno contro i Cavs, quel che è certo è che Boston ha ritrovato un po' della sicurezza e della cattiveria che li ha contraddistinti in questi tre anni.
Il passo più importante è stato certamente fatto in difesa: pur nell'impossibilità di fermare un Wade furioso nell'attaccare il canestro, i biancoverdi sono passati dai 95.6 ppg concessi in stagione ai soli 87.6 di questa serie, tenendo Miami due volte sotto quota 80 nelle prime due partite e perdendo l'unica in cui hanno concesso più di 100 punti. Il primo passo per tornare quelli di una volta dovrebbe essere stato fatto.
La serie è stata spezzata in due dal canestro decisivo di Paul Pierce in gara-3, un tiro che ha ricordato moltissimo gli innumerevoli segnati nella già citata gara-7 del 2008 e che potrebbe essere di buon auspicio per il prosieguo di questi playoff, visto che le non ottime condizioni di The Truth l'anno scorso hanno costretto alla resa i Celtics contro Orlando. Ottimo anche il contributo di Ray Allen con 19,4 punti di media, specialmente con le cinque triple che hanno chiuso la serie nel secondo tempo di gara-5. Fondamentale è stato anche il dominio di Rajon Rondo contro tutti i playmaker di Miami, che non sono mai stati un problema per lui ed ha concluso con 14,8 ppg, 10,2 assist, 6,2 rimbalzi e 2,4 rubate in 42 minuti di gioco. Garnett, invece, pur commettendo una sciocchezza incredibile in gara-1 con la gomitata a Richardson, ha giocato quattro buone partite innalzando le sue cifre rispetto a quelle della (orrida) regular season.
Da segnalare anche il ritorno in rotazione di Tony Allen, cui è stato riservato il compito di difensore sul perimetro contro Wade: i risultati, come si può capire, non sono stati eccezionali ma nel limite dell'umano ha difeso piuttosto bene, è probabile che nella serie gli venga affidato James per qualche minuto fondamentale. Di sicuro nessuno vorrebbe essere nei suoi panni.
Sul fronte Rasheed invece prosegue lo sciopero della pallacanestro giocata, ormai i minuti di gioco sono ridotti al lumicino (13,2 di media) ed il suo ruolo è stato preso dal buonissimo Glen Davis, che sta giocando degli ottimi playoff.

Capitolo tattico come sempre molto interessante: sulla carta si affrontano due squadre che fanno della difesa il loro motivo di vita, quindi bisogna aspettarsi una serie dai punteggi bassi e tanta, tantissima intensità da una parte e dall'altra. Anche nella gestione del ritmo le due squadre sono speculari: in casa tentano di alzare i ritmi sfruttando le doti di Rondo (per trovare i tiri in transizione di Allen e Pierce) e di LeBron (per far saltare in aria la Quicken Loans Arena), mentre in trasferta si preferisce un ritmo più controllato ed esecuzione a metà campo.
Proprio come contro gli Heat, la chiave per i Celtics dovrebbe essere Rajon Rondo: se Rose ha fatto soffrire così tanto i Cavs, il giovane play di Boston dovrebbe risultare dannoso allo stesso modo con le sue accellerazioni e la sua capacità di arrivare al ferro, quindi è probabile che sulle sue tracce venga mandato Parker fin da subito. Per Cleveland è necessario trovare punti dalla coppia Williams/Jamison, in particolare con il secondo: Garnett ha avuto qualche minimo problema contro Beasley (poi naufragato per conto suo), ma l'ex Wizard dovrebbe essere un avversario più difficile da affrontare e soprattutto più esperto. Molto dell'attacco dipenderà anche da Ray Allen: quasi inesistente due anni fa, ora i suoi movimenti sui blocchi devono essere controllati dalla difesa di Cleveland con molta più attenzione. Su James e Pierce, invece, meglio non spendere parole: basta contemplare.
Da tenere anche in considerazione i quintetti con cui le due squadre finiranno presumibilmente le partite: i Cavs amano andare con Varejao centro e James da 4 con tre tiratori sul perimetro, ma bisognerà conteggiare anche Jamison; i Celtics, invece, difficilmente rinunciano a due lunghi veri, anche se potrebbero inserire Tony Allen per la marcatura su James spostando Pierce da 4 e Garnett da 5.
Dalla panchina i Cavs sembrano essere molto più profondi dei Celtics, che hanno sostanzialmente una rotazione a sette e mezzo (stanti i problemi di Wallace), ma le sette partite sono spalmate su un periodo di sedici giorni, quindi la stanchezza non dovrebbe essere un grosso problema per loro.
Williams – Rondo
Parker (West) – R.Allen (Finley)
James (Moon) – Pierce (T. Allen)
Jamison (Varejao – Hickson) – Garnett (Davis)
O'Neal (Ilgauskas) – Perkins (Wallace)
Da questa serie passa molto dei destini dei Cavs: qui si deve dimostrare di essere una squadra da titolo contro quelli che solo due anni fa li avevano eliminati, prima di tornare alla rivincita contro (quasi certamente) gli Orlando Magic. I Celtics, invece, cercheranno gli ultimi colpi di coda di questo gruppo a suo modo storico, ma che ha dato molto se non tutto per il titolo del 2008. Proveranno a metterla sulla fisicità e sull'esperienza, cercando in ogni modo di togliere palla dale mani di James o di sfidarlo al tiro da fuori, ma potrebbe anche non bastare.