Ma ovviamente non è questo il punto: ciò che conta è che anche quest'anno la NBA ed i suoi protagonisti ci offriranno dei momenti di pallacanestro ai massimi livelli possibili su questo pianeta, con una tale quantità di intensità e di emozione riversate sul campo che (con buona pace del nostro vecchio continente) non sono raggiungibili in nessun'altra parte del mondo tra i pro. Se siete appassionati di basket, non c'è momento più bello che mettervi in poltrona e gustare i playoff NBA. Perciò iniziamo questo lungo viaggio che ci porterà fino alle Finals 2010, e che il viaggio sia il più esaltante possibile!
(1) CLEVELAND CAVALIERS (61-21) – (8) CHICAGO BULLS (41-41)
Esattamente come l'anno scorso, partiamo dalla squadra con il miglior record della NBA: per il secondo anno consecutivo si sono affermati i Cleveland Cavaliers di LeBron James, protagonista dell'ennesima stagione a grandi livelli (con presumibile MVP in arrivo), ma da cui dipendono molti degli equilibri dei prossimi dieci anni dell'intera NBA; dall'altra parte i Chicago Bulls di Derrick Rose, che hanno raggiunto i playoff solamente all'ultima giornata superando, ahinoi, i Toronto Raptors di Bargnani e Belinelli al fotofinish.

Parlare dei Cavaliers significa parlare in primissimo luogo di colui che è considerato da molti tra i primi due giocatori di questa lega: è inutile dire quanto questi Playoff siano importanti per LeBron James, visto che il mancato raggiungimento dell'obiettivo 'anello' potrebbe voler dire il passaggio del 23 ad un'altra franchigia nella caldissima estate che sta per arrivare.
LeBron ha indiscutibilmente gli occhi dell'intero mondo addosso: questi devono essere i suoi Playoff ed il suo primo anello, nel caso in cui non lo fosse molto del suo futuro verrebbe rimesso in gioco e di conseguenza l'intera NBA sarebbe in subbuglio. Il suo chiacchieratissimo trasferimento a New York fa sognare i fan in ogni angolo del pianeta e più che mai quelli della Big Apple, dove sono sicuri di poterlo vedere in maglia Knicks. Ma nel caso in cui il titolo arrivasse, sarebbe quasi impossibile che il Re lasci il suo regno, quindi non ci resta che rimandare tutti questi discorsi a trofei consegnati.
L'anno scorso si era soliti dire: «Anche se non vince quest'anno, sicuramente l'anno prossimo l'anello sarà di LeBron»: arrivati al fatidico secondo anno, i Cavs sono ancora una delle favoritissime al titolo finale, ma l'esperienza della scorsa campagna Playoff (otto vittorie di fila nei primi due turni ed entusiasmo a mille, poi sconfitti in sei gare da Orlando con LeBron che lascia il campo senza salutare) deve aver lasciato un segno profondo nei ricordi della squadra e di sicuro quest'anno i giocatori faranno di tutto per fare in modo che ciò non si ripeta.
La squadra sembra comunque costruita meglio rispetto a quella dimostratasi perdente l'anno passato: dai free agent sono arrivati buoni giocatori di sistema come Anthony Parker e Jamario Moon, mentre da uno 'scambio' (se così si può definire un trasferimento in cambio di Ben Wallace e Pavlovic!) è arrivato nientePOPO'dimenoche Shaquille O'Neal, che però a causa di un infortunio al pollice arriva in condizioni non ideali a questi Playoff. Ben più interessante è stato l'arrivo (tramite 'scambio farsa' con il già ritornato Ilgauskas) di Antawn Jamison, che colma una lacuna storica nel quintetto del Cavs: quella del '4' capace di allargare il campo in attacco ed essere un buon giocatore di basket nel resto delle fasi, tra cui rimbalzo e difesa. Dalle mani di un ex-All Star, per quanto trentaquattrenne, ci si aspetta che tolga un po' di responsabilità dalle spalle del Chosen One e punisca qualsiasi tentativo di raddoppio la difesa provi ad attuare, in modo da rendere un incubo il game plan per gli avversari. Per il resto i soliti noti, da Mo Williams a giocare molti pick'n'roll centrali con LeBron (per comandare il cambio e creare contemporaneamente due mismatch) e Anderson Varejao, Delonte West e J.J.Hickson a dare energia, difesa e tanto lavoro sporco per la causa. Incerto l'utilizzo di un giocatore che io personalmente adoro e che risponde al nome di Leon Powe: dopo aver saltato molta parte della stagione a causa di un infortunio al ginocchio, è tornato in squadra per le ultime (di certo non decisive) partite, senza mai andare oltre i 22 minuti di utilizzo. Nel caso (probabilmente remoto) in cui riesca a entrare nella rotazione, non sorprendetevi che faccia anche una giocata decisiva in una partita tirata per far vincere i suoi: questo è uno con un cuore che fa distretto e nei Playoff questa è una dote molto utile, come tutti i tifosi Celtics potranno certamente ricordare.

I Chicago Bulls hanno avuto una stagione decisamente diversa rispetto a quella dei Cavs: record arrivato a malapena al 50%, spogliatoio per larghi tratti inesistente, cessioni sanguinose e mal rimpiazzate, risultati molto altalenanti, un dead man walking in panchina e molti infortuni a uomini chiave arrivati nei momenti meno opportuni. Con una grande rimonta finale sono riusciti ad agguantare l'ultimo posto cavalcando la grande energia dei due uomini chiave di questa squadra: Derrick Rose e Joakim Noah.
Il primo ha rispecchiato fedelmente la stagione dei suoi Bulls: dopo una grande prima stagione (e degli strepitosi Playoff) ci si aspettava che esplodesse durante la stagione da sophomore, invece il rendimento è stato altalenante e discontinuo, con grandi prestazioni che venivano seguite da esibizioni con poco carattere e poca leadership (per esempio, solo sei volte è andato in doppia cifra con gli assist in tutta la stagione, un po' pochine dal tuo playmaker e uomo franchigia). Con l'arrivo della primavera, comunque, Rose ha innalzato il livello del suo gioco ed ha condotto i suoi ad un record di 6-2 nel decisivo mese di Aprile, con la gemma del career high da 39 contro Boston.
L'altro grande protagonista è stato Joakim Noah, che con la sua travolgente energia e doppie doppie sonanti ha risvegliato una squadra che sembrava destinata alla lottery, portandola con la sua carica verso la sfida con i Cavs. Rispetto alla squadra dell'anno scorso i Bulls si presentano con due giocatori importanti in meno: il primo è Ben Gordon, che con il suo gioco lontano dalla palla rappresentava la prima opzione offensiva della squadra e che è mancato moltissimo nello sviluppo del gioco; il secondo è John Salmons, che l'anno scorso sembrava un giocatore di alto livello, mentre quest'anno si è ripresentato con la sua faccia peggiore nella regular season, tanto da venir scambiato con i Bucks per Hakim Warrick e Joe Alexander (ma ci torneremo prossimamente).
A dare il loro contributo ci sono i soliti Kirk Hinrich (spettacoloso difensore), Luol Deng (buona stagione al rientro), Flip Murray e Brad Miller, oltre ad uno dei più sorprendenti rookie di quest'anno, il buon Taj Gibson che assicura fisicità e buonissima difesa sotto i canestri.
In realtà questi Bulls non sarebbero nemmeno una così brutta squadra, se non fosse che sono diffusamente poco diligenti e poco allenati: il gioco, su entrambi i lati del campo, sembra vivere più sulle invenzioni di Rose o su qualche spunto personale invece che su un'azione corale, e da questo punto di vista si sentono le mancanze sia di un Ben Gordon, sia di un allenatore che venga seguito dai suoi, come Vinnie del Negro, a questo punto, non sembra essere. E probabilmente non sarà nella prossima stagione.
Dal punto di vista tattico i matchup (e ricordiamolo, nei Playoff 'It's all about matchups') sembrano presentare più problemi ai Bulls che ai Cavs: innanzitutto nessuno di Chicago può opporsi a LeBron con qualche speranza, sia perché il loro difensore migliore sugli esterni è troppo piccolo (Hinrich), sia perché il Re ha quel piccolo difettuccio di essere inarrestabile per chiunque. Quindi la patata bollente passa a Deng, che atleticamente potrebbe tenere botta, ma è troppo debole per reggere l'urto di LeBron; chissà che non si dia qualche minuto anche a James Johnson, che molti paragonano a LeBron per stazza, ma che non ha ancora avuto modo di dire la sua in questa Lega. Negli altri scontri è di particolare interesse quello che vede opporsi Rose a Mo Williams: due che sono inclini ad attaccare piuttosto che a difendere, ed è probabile che lo staff di Chicago punti sulle debolezze difensive di Mo per cercare di mettere in difficoltà i Cavs, mettendo in partita allo stesso tempo il loro miglior giocatore. Ma è sotto le plance che dovete aspettarvi gli scontri maggiori: in un angolo del vostro ideale ring trovate Noah, Gibson e Brad Miller, nell'altro Shaq, Varejao, Hickson e Ilga. Aspettatevi battaglia e colpi sotto la cintura specialmente da Noah e Varejao: due giocatori per certi versi identici, ma che di sicuro non si sopporteranno e che renderanno molto difficile il lavoro degli arbitri. Ovviamente occhio anche a Jamison, che rappresenterà un matchup difficile per tutte le difese: dalle sue percentuali dipende molto delle partite dei Cavs.
Williams (Gibson) → Rose (Pargo)
Parker (West) → Hinrich (Murray)
James (Moon) → Deng (Johnson)
Jamison (Hickson) → Gibson
O'Neal (Varejao - Ilgauskas) → Noah (Miller)
Tra tutte e otto le serie che si svolgeranno nelle prossime settimane, questa sembra proprio essere la più scontata: difficile dare più di una vittoria a questi Bulls contro questi Cavs, ma i giovani di Del Negro sono tosti ed estremamente orgogliosi, come hanno dimostrato l'anno scorso contro i Celtics. Di sicuro non hanno niente da perdere e questo potrà aiutarli, ma contro LeBron potrebbe non bastare nemmeno quello per portarne a casa una.
PS. Non so se lo ricordate, ma in uno dei precedenti incontri tra Bulls e Cavs Noah ebbe la non brillante idea di andare a questionare con LeBron riguardo ad alcuni suoi balletti di troppo dopo i canestri... Ecco, in questo momento se fossi in lui spererei che il Re non se ne ricordi, altrimenti sarà caricato di ulteriori motivazioni impegnarsi contro Chicago... In ogni caso auguri Joakim!