Questa, a mio modesto avviso, è la serie più interessante del lotto ad Ovest: le due squadre sono quasi equivalenti a livello di record (solo una partita di distanza tra di loro), hanno avuto due belle stagioni ed entrambe sono fortissime in casa (34-7 per Portland, 33-8 per Houston). Visto che l’equilibrio sembra dover essere il padrone tra queste due contendenti, la serie si gioca sulle piccolissime cose, ed in questo l’esperienza di alcuni membri dei Rockets potrebbe avere la meglio.
La stagione dei Portland Trail Blazers è stata veramente interessante e la squadra è tra le più giovani ma soprattutto tra le più sexy della Lega: l’età media degli effettivi membri della rotazione è di 24.5 anni, la più giovane dei playoff, ed il roster è di una profondità mostruosa, se pensiamo che hanno una rotazione di 10/11 giocatori che vedono il campo spesso anche nel solo primo quarto. Questa grande presenza di talento e gioventù diffusa può essere certamente un vantaggio, ma la linea verde a volte può voler dire anche inesperienza, ed essendo questa per molti la prima serie di post-season della carriera, potrebbero esserci molti attacchi di amnesia difensiva o di voglia di strafare nei momenti difficili. L’occasione per tutta la franchigia e la caldissima città è ghiotta, visto anche il fattore campo a favore degli uomini di McMillan, e gli occhi di tutti sono puntati su un giocatore chiave: Brandon Roy. La stagione del numero 7 è stata sfavillante, da leader vero e partecipe, capace di non sfigurare contro nessuno dei grandi della NBA ed ha dimostrato di essere un giocatore completo in ogni aspetto del suo gioco. Ora, però, si trova davanti due ostacoli non indifferenti da superare, ovvero le fauci aperte di Shane Battier e Ron Artest, che insieme sono capaci di fermare qualsiasi esterno dietro della Lega. E’ ovvio che i Blazers hanno abbastanza talento per togliere un po’ di responsabilità offensiva dalle spalle del leader (penso alle folate spagnole Rodriguez-Fernandez ed ai 4^ periodi di Travis Outlaw, oltre ai jumper di Aldridge), però quando la partita sarà in bilico la palla verrà data in mano a lui. Il banco di prova è sicuramente importante per il prodotto di University of Washington, che si gioca subito un discreto pezzo di credibilità NBA.
Gli Houston Rockets… come si può parlare dei texani senza prima fare una capatina sulla situazione McGrady? Come tutti sappiamo, il ginocchio è stato operato a Febbraio e conseguentemente la stagione è finita lì, ma quello che più fa pensare è che i Rockets hanno letteralmente volato senza di lui e le sue paturnie mentali (22-8 di record). La situazione non è per niente semplice, anche perché il giocatore sembra essersi perso, eppure Houston avrebbe un bisogno disperato di quel tipo di talento che possa levare peso e responsabilità a Yao Ming. Vedendola da una certa prospettiva, i Rockets sulla carta, in quanto a costruzione della squadra e di tipi di giocatori messi in questo contesto di gioco collettivo, sono una squadra da titolo: il problema è che non ci sono le teste di giocatori da titolo. Yao sembra perdersi non appena arriva il caldo, o per problemi fisici o per problemi di attitudine a certi contatti; McGrady è una causa persa (e non ha neanche trent’anni); Ron Ron ha un cuore che fa continente, ma se bisogna parlare di testa vincente è l’ultimo a cui dovete rivolgervi; lo stesso Adelman non sembra un allenatore in grado di vincere una serie di playoff con questi ragazzi… Sono un po’ troppe le pedine importanti che non danno le necessarie garanzie mentali per attentare all’anello. Per questo motivo quest’anno sono stati chiamati due giocatori che, combinati, hanno esperienza trentennale nella NBA: il grande totem Dikembe Mutombo (ave, o maestro!) ed l’intelligentissimo Brent Barry da San Antonio, che almeno il loro contributo fuori ed a volte dentro il campo riescono a darlo. Riuscirà questa squadra estremamente attraente quanto fragile a portare a casa la prima serie di playoff dalla notte dei tempi?
Tattica: Houston, come già detto, ha due mastini da attaccare alle caviglie di Roy per 48 minuti filati tutte le sere, e già questo è un discreto vantaggio. Inoltre ha Yao in mezzo, che quando è in forma decente non può essere fermato nel suo gioco in post, specialmente se gli si affianca un giocatore immenso come Luis Scola, MVP di quest’anno dei Rockets. Tutto già deciso allora, vittoria Houston? Non direi, perché Portland è troppo profonda per non trovare ogni sera almeno 2-3 giocatori in grande serata al tiro o in difesa. Su questo punto si gioca la serie: Portland non può sperare né di giocare a ritmi bassi né di vincere la sfida con la difesa, quindi cercherà di correre, attaccare e produrre molti parziali per chiudere presto la gara, specialmente in casa. Dal canto loro, i Rockets devono giocare palla a Yao, palla a Yao ed ancora palla a Yao per sfruttare un miss-match piuttosto grosso contro i pur buoni Przybilla e Oden (ah già, ci sarebbe anche una “prima scelta assoluta” di mezzo…) e da lì creare tutto il loro gioco offensivo, sopperendo agli inevitabili periodi di inefficacia con una difesa più che super.
Matchups: Oltre ai duelli già citati, sarà interessante lo scontro tra LaMarcus Aldridge e Scola, con l’argentino che potrebbe portare giù alla partita un po’ di “FIBA basketball” e spiegare il gioco in post al giovane americano di turno (la nostra giraffona Bosh ne sa qualcosa…). Anche in cabina di regia si preannunciano scintille, tra i tre playmaker di McMillan (Blake, Rodriguez e Bayless) ed i due di Adelman (Brooks e l’ottimo Lowry di questo periodo), che potrebbero risultare delle pedine importanti se riuscissero a prendere il sopravvento l’uno sull’altro.
Blake / Rodriguez /Bayless – Brooks / Lowry
Roy / Fernandez – Battier / Artest / Barry
Batum / Outlaw – Artest / Battier / Von Wafer
Aldridge / Frye – Scola / Landry
Przybilla / Oden – Yao / Hayes
La sfida è equilibratissima e ci sono molte possibilità che si arrivi fino alla settima. Decisamente una serie molto interessante e da seguire con attenzione.
Ps. Non so se avete visto la mega lavagna tattica che usano per le analysis delle serie sui video di nba.com, ma se mai riuscissi a mettere mani su una cosa del genere, impazzirei di sicuro!
