PLAYOFF 09: BOSTON - CHICAGO
Inviato: 16/04/2009, 20:47
PLAYOFF 09: BOSTON – CHICAGO
La sfida tra la testa di serie n.2 e la 7 quest’anno rischia di essere più interessante del solito. La notizia di oggi dell’assenza forzata di Kevin Garnett per il persistente dolore al ginocchio destro è di quelle che stroncherebbero un cavallo, anche se ancora non si è capito se l’assenza durerà fino alla fine dei playoff oppure se c’è una speranza di recupero per una serie di maggio/giugno. “Non potrà essere in grado di giocare. Dopo averlo visto allenarsi oggi, non c’è modo in cui possa farcela nei playoff. E’ molto frustrato, lui è un guerriero, ma dopo essersi arrabbiato ha capito anche lui. Questo è Kevin, è per questo che l’abbiamo preso, perché lui prende a cuore questa squadra”. Queste sono le dichiarazioni che Doc Rivers ha rilasciato oggi, e conoscendo il giocatore non è difficile immaginarlo veramente furioso dopo una notizia del genere. Celtics fan, si prospettano tempi duri.
La stagione dei Celtics è stata tutto sommato buona, un record più che soddisfacente (62-20) anche se, fino alla partita di Natale contro i Lakers, sembrava che i Celtics potessero battere qualsiasi record di vittorie. Da quella partita in poi quindici giorni di calo preoccupante, che ha lanciato Cleveland in cima alla Eastern Conference ed i Celtics si sono più che altro dovuti difendere dagli assalti di Orlando, anche per l’infortunio di Garnett del 19 Febbraio. L’impressione però è quella che senza il cuore pulsante della squadra, ovvero il numero 5, i compagni non abbiano la stessa ferocia e la stessa coesione che l’anno scorso li ha portati fino al diciassettesimo titolo. A questo bisogna aggiungere la perdita di tre giocatori fondamentali dalla panchina, ovvero James Posey, Sam Cassell e P.J. Brown, che non sono stati rimpiazzati degnamente da un front office che forse si è seduto un po’ sugli allori dopo l’anello dello scorso anno. E’ ovvio, comunque, che i Celtics rimangano una squadra fortissima, con una difesa che con KG in quanto ad intensità, grinta e voglia è irraggiungibile per qualsiasi altra formazione, e con due “discreti” All Star come Ray Allen e Paul Pierce, che non viene mai citato nei discorsi sui giocatori più forti della NBA a dispetto dei meravigliosi playoff dello scorso anno (e non si capisce perché). Quest’anno, poi, la crescita di Rajon Rondo è stata esponenziale e probabilmente le chiavi emotive della squadra sono state passate a lui, specialmente in difesa dove con la sua rapidità non dà mai un attimo di tregua alla guardia avversaria. E dopotutto, anche se dalla panchina si alzano Marbury e Moore invece dei tre veterani di cui sopra, per prendere in considerazione i Celtics non si può prescindere dal leggendario aforisma di Rudy Tomjanovich: "Don't ever underestimate the heart of a champion!"
I Chicago Bulls sono nella prima stagione della Rose-era: il nativo della Windy City, che è stato pescato con l’1,7% delle possibilità all’ultima lottery, è uno di quei giocatori su cui si può tranquillamente fondare una franchigia senza avere molti dubbi. Il ruolo non sarà molto definito, visto che non è né un 1 puro né un 2 puro, però possiamo anche dirlo: chissenefrega! Questo, come dicono negli USA, “is a Player!” ed ha fatto vedere cose veramente mirabili che non potrà fare a meno di migliorare nel corso degli anni. Da questo punto fermo, possiamo iniziare a parlare anche della squadra: l’anno scorso i Bulls avevano una Santa Barbara al posto dello spogliatoio, quest’anno, mandando via gente non proprio funzionale al progetto come Hughes, Gooden e Nocioni, la squadra sta girando per il verso giusto sotto un buonissimo lavoro di Vinnie Del Negro (e dei suoi assistenti-veterani, Del Harris e Bernie Bickerstaff) ed ha raggiunto un positivo settimo posto grazie ad un ottimo rush finale. Il talento è generalmente diffuso, più nel reparto dietro che in quello sotto le plance, e se solo non dovessero dare così tanti soldi a Luol Deng (fuori per il playoff) potrebbero anche tentare di piazzare il colpo nel 2010 per puntare al titolo. Restando al presente, il pronostico li vede sfavoriti contro i campioni in carica, ma se mantenessero la buona forma complessiva delle ultime settimane e trovassero un grandissimo Rose contro Rondo, la sorpresa sulla costa Est potrebbe anche trovarsi qui.
Dal punto di vista tattico, la difesa dei Celtics dovrebbe avere la meglio sui molti giocatori della rotazione dei Bulls: Rose contro Rondo è un duello bellissimo tra due point guard in rampa di lancio e dalle caratteristiche fisiche simili e sarà una chiave importante per la serie, ma in seconda battuta i Celtics possono chiudere a doppia mandata la zona pitturata e costringere Rose ad un jumper non ancora perfetto e da testare nei playoff; Gordon contro Allen è da sballo per gli amanti del gioco a metà campo con un grande uso di blocchi, che loro interpretano come pochi nella Lega; Salmons contro Pierce è interessantissimo, specialmente per il lavoro che l’ex di Sacramento dovrà fare nella propria metà campo per limitare P-Square, costretto a caricarsi la squadra sulle spalle data la mancanza di KG; Thomas contro Davis è improbo in quanto ad atletismo, ma Big Baby è un giocatore intelligente ed in crescita, e dovrà usare queste sue caratteristiche per contenere i debordanti zompi di TT; Noah e Miller contro Perkins e Moore sono tutti giocatori più di sostanza che di svolazzi, ma sono importanti per quello che danno a livello vocale e difensivo (Miller anche in attacco, uno dei giochi al gomito più belli da vedere della Lega).
Le rotazioni, oltre ai giocatori già previsti, prevedono dalla parte dei Bulls anche Kirk Hinrich, che sarà mandato sulle piste di Allen o al massimo di Pierce per molti minuti di qualità difensiva, e magari qualche minutino per uno dei veterani della Lega, quel Lindsey Hunter chiamato a spiegare il gioco a questi ragazzotti di belle speranze (chapeau per il grande Lindsey!). Dal lato Celtics invece ci saranno i già citati Marbury e Moore, oltre a Eddie House (44,4% da tre in stagione, record di franchigia) e alla voglia di competere del Leone, Leon Powe.
La serie, come detto in apertura, è più aperta di quello che si penserebbe: bisognerà vedere se il l’orgoglio dei Celtics sarà grande abbastanza per superare anche la grave perdita di Kevin Garnett.
La sfida tra la testa di serie n.2 e la 7 quest’anno rischia di essere più interessante del solito. La notizia di oggi dell’assenza forzata di Kevin Garnett per il persistente dolore al ginocchio destro è di quelle che stroncherebbero un cavallo, anche se ancora non si è capito se l’assenza durerà fino alla fine dei playoff oppure se c’è una speranza di recupero per una serie di maggio/giugno. “Non potrà essere in grado di giocare. Dopo averlo visto allenarsi oggi, non c’è modo in cui possa farcela nei playoff. E’ molto frustrato, lui è un guerriero, ma dopo essersi arrabbiato ha capito anche lui. Questo è Kevin, è per questo che l’abbiamo preso, perché lui prende a cuore questa squadra”. Queste sono le dichiarazioni che Doc Rivers ha rilasciato oggi, e conoscendo il giocatore non è difficile immaginarlo veramente furioso dopo una notizia del genere. Celtics fan, si prospettano tempi duri.
La stagione dei Celtics è stata tutto sommato buona, un record più che soddisfacente (62-20) anche se, fino alla partita di Natale contro i Lakers, sembrava che i Celtics potessero battere qualsiasi record di vittorie. Da quella partita in poi quindici giorni di calo preoccupante, che ha lanciato Cleveland in cima alla Eastern Conference ed i Celtics si sono più che altro dovuti difendere dagli assalti di Orlando, anche per l’infortunio di Garnett del 19 Febbraio. L’impressione però è quella che senza il cuore pulsante della squadra, ovvero il numero 5, i compagni non abbiano la stessa ferocia e la stessa coesione che l’anno scorso li ha portati fino al diciassettesimo titolo. A questo bisogna aggiungere la perdita di tre giocatori fondamentali dalla panchina, ovvero James Posey, Sam Cassell e P.J. Brown, che non sono stati rimpiazzati degnamente da un front office che forse si è seduto un po’ sugli allori dopo l’anello dello scorso anno. E’ ovvio, comunque, che i Celtics rimangano una squadra fortissima, con una difesa che con KG in quanto ad intensità, grinta e voglia è irraggiungibile per qualsiasi altra formazione, e con due “discreti” All Star come Ray Allen e Paul Pierce, che non viene mai citato nei discorsi sui giocatori più forti della NBA a dispetto dei meravigliosi playoff dello scorso anno (e non si capisce perché). Quest’anno, poi, la crescita di Rajon Rondo è stata esponenziale e probabilmente le chiavi emotive della squadra sono state passate a lui, specialmente in difesa dove con la sua rapidità non dà mai un attimo di tregua alla guardia avversaria. E dopotutto, anche se dalla panchina si alzano Marbury e Moore invece dei tre veterani di cui sopra, per prendere in considerazione i Celtics non si può prescindere dal leggendario aforisma di Rudy Tomjanovich: "Don't ever underestimate the heart of a champion!"
I Chicago Bulls sono nella prima stagione della Rose-era: il nativo della Windy City, che è stato pescato con l’1,7% delle possibilità all’ultima lottery, è uno di quei giocatori su cui si può tranquillamente fondare una franchigia senza avere molti dubbi. Il ruolo non sarà molto definito, visto che non è né un 1 puro né un 2 puro, però possiamo anche dirlo: chissenefrega! Questo, come dicono negli USA, “is a Player!” ed ha fatto vedere cose veramente mirabili che non potrà fare a meno di migliorare nel corso degli anni. Da questo punto fermo, possiamo iniziare a parlare anche della squadra: l’anno scorso i Bulls avevano una Santa Barbara al posto dello spogliatoio, quest’anno, mandando via gente non proprio funzionale al progetto come Hughes, Gooden e Nocioni, la squadra sta girando per il verso giusto sotto un buonissimo lavoro di Vinnie Del Negro (e dei suoi assistenti-veterani, Del Harris e Bernie Bickerstaff) ed ha raggiunto un positivo settimo posto grazie ad un ottimo rush finale. Il talento è generalmente diffuso, più nel reparto dietro che in quello sotto le plance, e se solo non dovessero dare così tanti soldi a Luol Deng (fuori per il playoff) potrebbero anche tentare di piazzare il colpo nel 2010 per puntare al titolo. Restando al presente, il pronostico li vede sfavoriti contro i campioni in carica, ma se mantenessero la buona forma complessiva delle ultime settimane e trovassero un grandissimo Rose contro Rondo, la sorpresa sulla costa Est potrebbe anche trovarsi qui.
Dal punto di vista tattico, la difesa dei Celtics dovrebbe avere la meglio sui molti giocatori della rotazione dei Bulls: Rose contro Rondo è un duello bellissimo tra due point guard in rampa di lancio e dalle caratteristiche fisiche simili e sarà una chiave importante per la serie, ma in seconda battuta i Celtics possono chiudere a doppia mandata la zona pitturata e costringere Rose ad un jumper non ancora perfetto e da testare nei playoff; Gordon contro Allen è da sballo per gli amanti del gioco a metà campo con un grande uso di blocchi, che loro interpretano come pochi nella Lega; Salmons contro Pierce è interessantissimo, specialmente per il lavoro che l’ex di Sacramento dovrà fare nella propria metà campo per limitare P-Square, costretto a caricarsi la squadra sulle spalle data la mancanza di KG; Thomas contro Davis è improbo in quanto ad atletismo, ma Big Baby è un giocatore intelligente ed in crescita, e dovrà usare queste sue caratteristiche per contenere i debordanti zompi di TT; Noah e Miller contro Perkins e Moore sono tutti giocatori più di sostanza che di svolazzi, ma sono importanti per quello che danno a livello vocale e difensivo (Miller anche in attacco, uno dei giochi al gomito più belli da vedere della Lega).
Le rotazioni, oltre ai giocatori già previsti, prevedono dalla parte dei Bulls anche Kirk Hinrich, che sarà mandato sulle piste di Allen o al massimo di Pierce per molti minuti di qualità difensiva, e magari qualche minutino per uno dei veterani della Lega, quel Lindsey Hunter chiamato a spiegare il gioco a questi ragazzotti di belle speranze (chapeau per il grande Lindsey!). Dal lato Celtics invece ci saranno i già citati Marbury e Moore, oltre a Eddie House (44,4% da tre in stagione, record di franchigia) e alla voglia di competere del Leone, Leon Powe.
La serie, come detto in apertura, è più aperta di quello che si penserebbe: bisognerà vedere se il l’orgoglio dei Celtics sarà grande abbastanza per superare anche la grave perdita di Kevin Garnett.

), che letteralmente dorme fino a Febbraio, ma poi ti vince le serie... Chissà, magari toccando i tasti giusti e con le giuste garanzie lo si sarebbe riportato in campo... (ok, non mi è andata giù la fine ingloriosa senza neanche entrare in campo dell'anno scorso, lo ammetto!). Ah già, ad inizio anno c'era in giro anche il grandissimo Totò McDyess, che ha scelto inspiegabilmente ancora Detroit invece di andare all'assalto del titolo con qualcuno di migliore.