Se lo scontro della Eastern Conference era scritto nelle stelle già dall’estate, quella dell’Ovest, se me l’avessero detto ad Ottobre, mi avrebbe provocato una bella risata di gusto: chi, quella squadra spaccata in mille pezzi, con Kobe che se ne vuole andare da qualsiasi altra parte, con un coach che sembra averla data chiaramente su, con nessuno in grado di segnare venti punti oltre a Bryant, in Finale di Conference? Ed invece sappiamo tutti com’è andata, tra ritorni di vecchie bandiere e arrivi di spagnoli fatti su misura per la Città degli Angeli.
Se invece mi avessero detto “a maggio, ancora Spurs”, ammetto che un qualche tipo di parola che si avvicinasse molto a “Che” e a “Palle” sarebbe potuta uscire dalla mia bocca senza alcun problema. E senza sorrisi. Mio malgrado è ancora così, l’ineffabile banda di vecchietti è riuscita ancora ad essere ad 8 vittorie dal vincere il quinto titolo in nove anni, e non è detto che quelle otto vittorie non arrivino davvero.
I Los Angeles Lakers hanno passato in carrozza anche il non facile ostacolo degli Utah Jazz, eliminati in sei partite nonostante alcuni problemi alla schiena per Kobe Bryant che hanno fatto passare dei brutti quarti d’ora alla tifoseria gialloviola. Ora quella schiena, alla luce degli spettacolari 25 punti del secondo tempo contro gli Spurs, sembrano passati del tutto e per Kobe il sogno del primo anello da primo violino assoluto è davvero a portata di mano: sicuri che la mistica sia solo a Boston? Questa stagione dei Lakers, così piena di disavventure, di minacce neanche troppo velate di abbandono, di esplosioni di giovani, di arrivi baciati dalla Dea Fortuna (e qualche bottiglia di Vin Santo a Memphis), di vittorie in serie, di chimica offensiva perfetta, di infortuni, di entusiasmo del pubblico… è, in pieno stile hollywoodiano, degna della migliore delle sceneggiature da Oscar. E quale miglior finale del titolo alzato da Kobe MVP delle Finals, magari contro gli odiati Celtics? Meglio tornare al presente e volare un po’ meno con la fantasia.
Lamar Odom è stato determinante contro i Jazz per la sua atipicità, la sua difesa contro Carlos Boozer (vera delusione di questo secondo turno dei playoff) e per il fatto che unisce perfettamente il reparto “piccoli” e il reparto “lunghi” con la sua capacità di giocare anche a sette metri da canestro. Nell’attacco a triangolo, può ricoprire veramente tutti e cinque i ruoli della disposizione standard ed essere pericoloso praticamente da ognuno di quelli, specialmente quando può combinare con Gasol o con Kobe e concludere con l’amata mano mancina. “Pippo Inzaghi” Gasol sta rispondendo presente ogni volta che viene servito sotto canestro e timbra il cartellino con ottime percentuali (9-16 in gara-1, pur marcato da Duncan) che fanno lievitare la qualità del gioco offensivo dei Lakers a livelli celestiali: resto convinto che da adesso in poi, che la palla sarà un po’ più pesante tra le sue mani, farà più fatica contro i volponi in maglia nero-argento, ma se si mantiene su questi standard per Los Angeles diventa tutto più facile. Poi dipende anche da cosa ti toglie in difesa: l’accoppiamento con Duncan avrà un costo altissimo per coach Jackson, siccome lo spagnolo non è un difensore degno di fronteggiare il giocatore più determinante degli ultimi 10 anni in NBA. Nel corso di una serie è preventivabile una media sopra i 25 per il caraibico (già trentelleggiante in gara-1), starà ai compagni dare il supporto necessario, soprattutto con i raddoppi on the catch e on the move di un ottimo difensore come Odom. Anche Fisher, che è stato per alcuni tratti stoico contro quel mostro di Deron Williams, avrà il suo bel da fare contro la velocità di Tony Parker e in attacco non sarà sempre lucidissimo come solitamente è (1-9 al tiro per lui). Stesso discorso per l’ottimo Sasha Vujacic di gara-1: Ginobili non sarà sempre l’ombra che si è presentata allo Staples Center e con lui torneranno alla carica gli Spurs, ma la sua energia dà fastidio all’argentino, che non è così abituato ad essere battuto sul suo campo, quello dell’intensità.
I San Antonio Spurs hanno impiegato sette gare e altrettante metaforiche camicie per sconfiggere New Orleans, ma alla fine l’esperienza ha avuto ragione sulla freschezza atletica (anche se quella tripla di Pargo per l’83 pari…). Il trio, che tante soddisfazioni ha dato in questi anni in Texas, ha svolto a pieno il proprio lavoro nelle tre gare di San Antonio, ma nelle quattro sfide della Big Easy non è mai riuscito a tirare fuori un quarto quarto degno della propria nomea. Infatti, neanche in gara-7 gli Spurs hanno convinto del tutto, sprecando un vantaggio di 15 punti fino al quasi pareggio di Chris Paul e compagni. Quindi, quali sono i veri Spurs? I dominatori dei primi tre quarti in gara-7 e in gara-1 a Los Angeles, o la squadra sulle gambe che si è esibita nelle due chiusure di partita? La risposta si può leggere sulla carta d’identità degli Spurs: il roster è vecchio e senza un adeguata rotazione non può rendere al massimo ogni due giorni, men che meno lontano dall’Alamo, dove il pubblico e le giocate del duo franco-argentino forniscono energie in più al supporting cast.
Bruce Bowen è il simbolo di questa situazione fisica: ha difeso come meglio non si può contro Kobe in gara-1, ma quando è dovuto tornare in panchina per rifiatare gli Spurs si sono sciolti e hanno fatto tornare in partita i Lakers, fino alle meraviglie del 24 che hanno mandato in archivio il primo capitolo di questa sfida. Micheal Finley, Brent Barry, Fabricio Oberto, Kurt Thomas, Robert Horry, Ime Udoka: se questi sei giocatori più Bowen riusciranno a mantenere uno standard fisico (che poi concretamente si traduce in quelle triple dall’angolo che sono vitali per San Antonio) degno dei campioni del mondo, il gioco degli Spurs diventa meravigliosamente concreto e da puristi del gioco; viceversa, la squadra deve dipendere troppo dalle spalle dei big three, e con un Ginobili in non perfette condizioni riesce difficile pensare che gli Spurs vincano quattro partite delle prossime sei. Ma questi discorsi, ovviamente, spariranno dopo la prima vittoria texana: sono convintissimo che gli Spurs moriranno e rinasceranno almeno due volte all’interno di questa serie, e appena li darai per finiti… ritorneranno a macinare gioco con le unghie e con i denti. E con un Horry versione “Adesso ti gioco 20 minuti di basket vero ed il canestro non lo vedi più”.
Sul piano tattico, sembra chiara l’intenzione di coach Popovich di giocare molti minuti con un quintetto a “quattro piccoli più Duncan”, per evitare un accoppiamento scomodo con Lamar Odom e sfruttare al massimo le capacità dell’uomo del Caribe, che vengono esaltate quando l’area è vuota e c’è spazio per i suoi enciclopedici movimenti spalle a canestro. Ma il quintetto a quattro piccoli ha un grosso problema: Lamar sa giocare anche in post, e sebbene il parziale decisivo losangeleno sia arrivato senza di lui, questa variabile potrebbe farsi sentire soprattutto a rimbalzo, specialità nella quale eccelle il nativo di Rhode Island. Oltre ad Odom, San Antonio ha il disperato bisogno di arginare le conclusioni ad altissima percentuale di Gasol (i canestri alla Pippo Inzaghi), che già hanno fatto malissimo con la coppia Paul-Chandler, a maggior ragione potrebbero segnare un solco decisivo in questa serie. Duncan non ama essere coinvolto nel pick’n’roll e poi dover tornare indietro sul suo uomo, quindi saranno determinanti le rotazioni di un piccolo dal lato debole (Ginobili su tutti). Il caso Kobe ha la sua kriptonite, che si chiama Bruce Bowen, per quando l’MVP sia arginabile in un contesto come quello della “Kobe Arena”, perciò Popovich deve solo gestire al meglio le forze del suo arzillo trentasettenne e far forzare più conclusioni possibili al 24, specialmente lontano da Los Angeles, dove spesso tende ancora a giocare 1-contro-5. Il controllo del ritmo sarà, come al solito, determinante, specialmente in California, dove il pubblico gialloviola aiuta moltissimo i Lakers a piazzare parziali devastanti con i suoi tiratori perimetrali.
Per Los Angeles diventa difficile già da ora arginare un Duncan in queste condizioni, perciò bisognerà concentrarsi sul tenere lontano dal canestro il duo franco-argentino (cosa che è riuscita anche bene in gara-1) e sperare che le triple dall’angolo del supporting cast non entrino: se proprio bisogna far tirare qualcuno, il meno peggio è far tirare Parker dall’angolo, dove chiaramente non è a suo agio e non riesce ad essere decisivo (è già successo in gara-1, nell’ultimo quarto). L’inevitabile rinascita di Ginobili nella serie coinciderà molto probabilmente con la prima vittoria degli Spurs: il lavoro di Vujacic è stato ottimo e nel roster è chiaramente il più adatto a sfidare il narizòn perché gli entra sotto la pelle difensivamente, ma bisogna evitare che l’argentino prenda fuoco in Texas, dove gli Spurs sono ancora imbattuti in questi playoff.
Gli accoppiamenti vedranno affrontarsi:
Fisher e Farmar contro Parker
Bryant contro Bowen, con puntate di Ginobili, Udoka e Finley
Radmanovic e Vujacic su Ginobili e Barry
Odom e Walton contro Oberto (inizialmente), un altro lungo se si gioca con l’impostazione tradizionale, o su Finley a quattro piccoli
Gasol e Turiaf contro Duncan
Il vero scontro interessante: Coach Jackson contro Coach Popovich. Aspettatevi colpi sotto la cintura, quintetti scomodi per entrambi le parti, partite allenate fino all’ultimo scintilla di energia, chiamate arbitrali contestate molto vivamente e sistemi di giochi che tenteranno di mettersi i bastoni tra le ruote, anche con mezzi non convenzionali. Sarà battaglia vera anche in panchina.
In conclusione, mai dare gli Spurs per morti: l’araba fenice in confronto a loro è una dilettante. La freschezza atletica nei finali di partita tirati potrebbe fare la differenza, e i Lakers sembrano molto più “in palla” dei corrispettivi dirimpettai.
Lo sceneggiatore, inoltre, non ha ancora fatto sapere quando scriverà la parola fine sulla stagione più divertente a Los Angeles dai tempi di Shaq. Potrebbe decisamente essere a giugno.
Pronostico: Lakers in 7.
Ps. Ma siete davvero arrivati fino alla fine di questo pappone di roba? Che forum fantastico ^^
