// Cosa è successo col Napoli, ieri. Senza giri di parole.//
Per chi non volesse perdersi (come da me fatto) in carte, verbali e analisi più o meno autorevoli della vicenda, un breve riassunto, non troppo difficile. In pratica c’è questo ex terzo portiere del Napoli, Gianello, che un giorno confessa involontariamente ad un poliziotto di aver combinato partite e di essersi arricchito con i soldi del calcioscommesse. Il poliziotto denuncia la cosa e si apre il “caso”. Ricorda, l’ispettore, che Gianello gli parlò, a proposito di Napoli-Sampdoria, di una combine proposta dallo stesso portiere a dei compagni di squadra. Fra quelli che vi presero parte, dice il poliziotto, ci fu pure Quagliarella. Così, almeno, gli disse Gianello. Gianello, ascoltato dagli inquirenti, ha però negato categoricamente di aver mai coinvolto Quagliarella, smentendo le dichiarazioni del poliziotto. “Non era proprio contattabile”, dice, perché doveva segnare per raggiungere un bonus di gol e prendere un premio in denaro dalla società, quindi – dice – il poliziotto ricorda male, “io non gli chiesi niente”. Però la proposta la fece, ai difensori. Ricorda che sicuramente non furono Santacroce e De Santis, quindi furono Cannavaro e Grava. I quali, racconta Gianello, quando ricevettero la proposta si incazzarono pure, rifiutandola. Quando Palazzi ha letto le carte, ha deferito Gianello per illecito sportivo (anche proporre è illecito) e i due difensori per omessa denuncia.
Ora: che quello di Gianello fosse un illecito pareva francamente scontato a tutti, essendo stato persino confessato dallo stesso. Dei dubbi, invece, ci potevano essere (e li ho avuti in tempi non sospetti pure io) su Cannavaro e Grava, poiché non ci sarebbe alcun riscontro alle parole di Gianello. Sono le sue e quelle del poliziotto, che però riferisce de relato quanto appreso da Gianello e non ha assistito ad alcuna scena direttamente. Non è testimone, insomma. Non ce ne sono, quindi.
Primo grado: Palazzi ha chiesto come detto l’illecito per Gianello e l’omessa denuncia per Cannavaro e Grava. E 1 punto per il Napoli. La CND ha confermato le accuse, ma ha però tolto 2 punti al Napoli per rispettare il principio di proporzione con le penalizzazioni comminate in precedenza ad altri club. Insomma: meno di 2 non si poteva. Già questo, me è solo l’ultimo di tanti episodi, sarebbe bastato per chiedere le dimissioni di Palazzi (un procuratore che chiede meno di quanto la Corte ritenga congruo?).
Ieri si è svolto l’appello. In aula, Palazzi si è rimesso alla volontà della Corte giudicante e ha citato i casi di altri club che hanno preso 1 punto di penalizzazione, ricordando come quella fosse stata la sua richiesta in primo grado. Ieri, non ne ha proprio fatte. Un comportamento, questo, che sui giornali trovate oggi riportato come “irrituale”. Traducendolo in fatti, l’avvocato del Portogruaro, sentendo Palazzi, si è alzato in piedi e ha cominciato ad inveire contro lo stesso, lamentandosi per l’atteggiamento soft e temendo che ci potessero essere trattamenti di riguardo a favore del Napoli (mentre col Portogruaro ci sono andati giù fin troppo pesante, parentesi). E’ dovuta intervenire la Corte. Non io, quindi, ma gli altri avvocati presenti in aula hanno pensato che qualcosa di strano stesse accadendo.
Ed è accaduto. Il verdetto, infatti, non solo è stato di assoluzione per Cannavaro e Grava (e, come detto, ci sta pure), ma è stato perché “il fatto non sussiste”. Che significa, in pratica, non che non si siano ravvisate sufficienti prove o che il fatto non costituisca reato, ma proprio che non è mai avvenuto il dialogo tra Gianello e i due compagni (quello in cui Gianello chiede loro di combinare la partita). Di conseguenza, Gianello è stato condannato non per illecito sportivo, ma per slealtà sportiva (art. 1). Nonostante la confessione. Come è possibile? Probabilmente, così provano a spiegare (imbarazzati) i giornali (quelli colpevolisti con Conte e difensori della regolarità del campionato col Napoli), si è trattato di millanteria. Cioè, in pratica, ha raccontato sta cosa per farsi bello, mentre non è mai accaduta. E così il Napoli si è salvato. O, versione opposta, è avvenuto il contrario: più semplicemente, come sostenuto dall’avv. Grassani, avendo derubricato il reato di Gianello da illecito a slealtà sportiva (non si sa come e perchè), i due compagni non erano tenuti a denunciare nulla (non si denunciano le slealtà, ma gli illeciti). E caso chiuso.
Direi che non c’è altro da aggiungere (ma sarà divertente leggere le motivazioni, quando usciranno). Anzi sì, una cosa ci sarebbe, su Quagliarella (nel prossimo articolo). Perchè, a sentire le celebrazioni dei tifosi napoletani, pare fosse l’unico, l’attaccante bianconero, che se la sia “scampata”. E insomma, dirlo non dimostra tanta intelligenza.
Antonio Corsa