Messaggioda Darkman » 22/03/2007, 0:54
PRINCETON OFFENSE:La Princeton Offense fu creata per sfruttare gli atleti a disposizione del suo creatore: bianchi, non grandi atleti, con ottimi fondamentali e con quoziente intellettivo generale, degno di una delle università più selettive d’America.
Per meglio comprendere gli schemi li tareremo su quello che, al giorno d’oggi, vediamo fare dai Sacramento Kings, anche se probabilmente persino Carril, non poteva immaginarsi nulla di simile, nel momento in cui li mise a punto.
Il primo punto fondamentale della Princeton è la conquista della posizione cosiddetta del gomito, al prolungamento della linea di tiro di libero. Il centro deve essere in grado di correre in transizione e conquistare quello “spot” perché, secondo punto fondamentale, sono preferibilmente i centri, nella Princeton, a gestire il gioco.
Se questo non avviene, la squadra si deve disporre in un allineamento in cui il pivot prende il post basso e le ali devono avere la miglior posizione per palleggiare sino al gomito.
Una volta posizionati, il giocatore in punta passa la palla su un lato all’ala, taglia verso il canestro, ed esce dalla parte opposta. L’altro esterno, deve rimpiazzare lo spazio lasciato libero dal giocatore in punta e l’intera squadra deve ruotare di conseguenza.
Ogni giocatore nella sua posizione deve sempre poter passare palla, giocare uno contro uno, oppure tirare. Un attacco eseguito al meglio fa in modo che la spaziatura fra i giocatori permetta tutte queste cose.
Altro esempio tipico: il gioco a due fra il pivot e l’ala. Quest’ultima passa la palla al centro, sia esso in posizione di post alto o basso. Si avvicina al pivot e poi esce per tirare sul passaggio di ritorno. E’ un cosiddetto movimento di “pick n fade” .
Da questo quadro si desume come le qualità richieste da questo sistema siano ottima tecnica di base, abilità nel passaggio e visione periferica. Quest’ultima è particolarmente importante per i già citati tagli back door.
Essi rappresentano la vera essenza di questo attacco. L’antidoto a marcature molto fisiche basate sull’anticipo e la negazione delle linee di passaggio.
Consideriamo la situazione precedente: il centro è in post basso. L’ala con la palla, palleggia verso il gomito. Se il difensore della guardia, che si trova in punta, sta anticipando forte negando il passaggio, la guardia deve approfittarne a partire verso il canestro. Il contatto visivo fra chi esegue e chi riceve il passaggio deve essere immediato. L’esecuzione fulminea.
Lo stesso gioco può essere eseguito dai due lunghi: il centro si trova in post basso fronte a canestro. L'altro sul lato debole si allontana e si mette nell’angolo dietro la linea da tre. L’ala grande taglia verso il gomito, anticipato dal difensore. Di nuovo c’è la possibilità del back door.
E’ interessante notare come la grande parte di questi movimenti vengono eseguiti fra 3-5 metri dal canestro. In netta contro tendenza con quella che è stata l’evoluzione del gioco degli ultimi anni. O meglio con l’evoluzione dettata dal mutamento delle caratteristiche dei giocatori.
Il cosiddetto “in between game” è il concetto maggiormente tenuto in considerazione. Al contrario, sempre più spesso, sui campi della NBA si vedono squadre che sembrano spezzate in 2: post basso e tiro da tre.
L’ultima caratteristica richiesta è il movimento senza la palla. Prova ne sia la particolare interpretazione del gioco alto basso previsto dalla Princeton.
Consideriamo il pivot con la palla in mano al gomito su di un lato del campo. Sul lato debole l’ala grande taglia verso il canestro, sfruttando a metà della linea percorsa il blocco della guardia. Il pivot a quel punto ha due opzioni: il passaggio sotto per il lungo, la riapertura per la guardia che, una volta bloccato si apre sulla linea da tre.
Spiegazione molto macchinosa ma comunque interessante di un gioco a mio modo di vedere fantastico.