Messaggioda Rickett » 05/09/2011, 23:09
Le demenziali pagelle del corriere della sera:
Maestranzi (4,5) - Play tascabile, purtroppo a questo livello ha nel fisico minuto un avversario imbattibile. Gli è pure girato tutto storto: non ha nemmeno funzionato il tiro da tre, una delle sue specialità.
Carraretto (6,5) - Il «pretoriano» di Pianigiani, vera emanazione in campo dell'allenatore (con il quale, anche a Siena, lavora ormai da anni), ha portato a termine una missione spesso di sacrificio: deve equilibrare la squadra e contenere gli avversari pericolosi.
Mancinelli (6) - Europeo in calando dopo che si era proposto quale «quarto tenore», a fianco dei tre ragazzi della Nba, Belinelli, Bargnani e Gallinari. Stefano non ha ancora, probabilmente, quella concentrazione profonda che porta ad avere una continuità d'alto profilo.
Bargnani (7) - Il migliore. A parte la prestazione con la Lettonia (36 punti, record personale e di un italiano agli Europei), è stato eccellente contro la Francia, anche se ha sbagliato una tripla determinante per la vittoria. Però anche il "Mago" deve crescere: a volte forza troppo e non "cerca" la squadra, deprimendosi e autoescludendosi. Non solo: anche se a Toronto l'hanno ormai impostato in un certo modo, è necessario che azioni di più il suo talento sotto canestro.
Gallinari (6) - Pagella difficile. E' il volto-icona dell'Italia che si sacrifica e ci mette l'anima. Durante la preparazione è pure stato infortunato e la verità è che ha potuto giocare poco assieme agli altri, in avvicinamento all'Europeo. Il suo talento è indiscutibile, però ha ormai nel bagaglio il basket Nba e gli riesce difficile riadattarsi a quello europeo. L'esempio sta nella tripla che ha voluto scagliare (sbagliandola) per risolvere la partita contro Israele, una volta trovatosi solo a fianco del difensore: il manuale del basket in questi casi dice che si deve penetrare a canestro, a maggior ragione se si hanno i mezzi del Gallo. Alla resa dei conti: bravo, ma ci si aspettava di più.
Mordente (6) - Una gran partita, da capitano, contro i francesi in un Europeo più cupo che luminoso. Pianigiani lo ha però elogiato per quanto Marco, forse agli ultimi fuochi azzurri, ha fatto in questi anni per la nazionale, in termini di grinta e leadership. Cercasi sostituto, con urgenza. Cinciarini (ng) - Impiegato troppo poco per un giudizio vero. Ma nei minuti che ha giocato ha fatto capire che è solo all'inizio di un percorso.
Belinelli (5,5) - Meriterebbe la sufficienza, probabilmente, ma siamo severi con lui perché Marco può e deve dare di più. Ha tirato male e l'impressione è che nella Nba abbia disimparato a penetrare a canestro. Ma a sua parziale scusante c'è il fatto che Pianigiani spesso l'ha usato in appoggio alla regia: forse troppa carne al fuoco, per lui; tant'è che contro la Francia, quando non gli è stato chiesto anche questo, ha disputato il miglior incontro dell'Europeo.
Cusin (6) - Compito ingrato il suo: giocare fuori ruolo (è un'ala forte, ma ha dovuto esibirsi come centro) e prendere botte da immani bestioni, uscendo oltretutto a freddo dalla panchina. Ci ha messo impegno, faccia e coraggio: una presenza positiva.
Datome (5) - Gran bravo ragazzo, ma non è mai riuscito a trovare gloria nella parte di colui che deve entrare e fare scintille in pochi minuti. Purtroppo sembra una sentenza, a questo livello.
Hackett (6,5) - Il play titolare. Non era partito, in origine, come scelta ideale di Pianigiani. Ha lavorato (soprattutto a Pesaro, alla guida di Luca Dal Monte, vicario del coach azzurro) ed è nettamente cresciuto. Resta ancora tanto da fare, ma almeno è un giocatore pienamente recuperato, sul quale programmare il domani. Renzi (ng) - Nemmeno un minuto in campo, ma sapeva che il suo primo ruolo era quello dello sparring partner in allenamento.
Pianigiani (6,5) - Il c.t. ha un compito ingrato - ridare gloria a una nazionale figlia di un movimento che produce poco e che ultimamente ha scarse idee - e nessuno lo invidia. I numeri ancora non lo premiano, ma se si ha la forza e la voglia di grattare la patina negativa che li avvolge, ecco che ci si accorge degli innegabili progressi della squadra. Pianigiani, però, non si illude, mescolando il suo proverbiale pessimismo (gli serve per autostimolarsi, ne siamo ormai convinti) a un metodo di lavoro maniacale, perfezionista, «autolesionista» (per nervi e fisico), ma di grande spessore. O la raddrizzo o la spacco: questo - crediamo di interpretare - è il senso profondo della sua missione. Ottimo tecnico, stimato da tutti, per ora ha forse un solo lato debole: ogni aspetto deve funzionare secondo piani e schemi prestabiliti; ma se qualcosa si intoppa, rende di meno. Come dire: anche lui può e deve crescere. Da persona intelligente qual è, lo sa e non si tira indietro nel processo di maturazione. Ha manifestato la possibilità di lasciare: secondo noi sarebbe uno sbaglio, anche per se stesso.